Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 29 Agosto 2020

Medita

Il testo del vangelo di Marco, come leggiamo anche nella versione di Matteo, esalta il forte contrasto tra la condotta del Precursore e quella di tutti gli altri protagonisti del brano. Nessuno escluso.
Giovanni è colui che battezzò Gesù di Nazaret e che riconobbe in lui il Cristo, il mandato dal Padre per la salvezza del genere umano. Sua è la definizione del Signore come “Agnello di Dio”. Nel Nazareno, Giovanni vide l’amore di Dio fattosi carne, colui che liberamente accetterà il sacrificio estremo donando la propria vita per gli altri. Anche per chi lo ucciderà. Invocandone il perdono al Padre.
Il Battista è precursore anche in questo. Era innocente come Gesù e capace anch’egli di attirare a sé dei discepoli per l’autorevolezza del suo pensiero e della sua condotta. Non a caso i primi discepoli del Maestro erano al seguito di Giovanni, il quale li indirizzò al Nazareno.
Consapevole della forza della verità non rinunciò mai a proclamarla, come fece il Risorto, conoscendo bene fino a che punto la fragilità umana poteva giungere. Cioè alla morte: la decollazione del Battista anticipa la morte in croce del Figlio di Dio.
In questo quadro di incomprensione e di ignoranza, non può che risaltare con grande forza l’assurdità di quanti non impedirono la morte di Giovanni. Erode è un re disposto a rinunciare a metà del regno per una danza; Erodiade è una madre che si serve della figlia, consenziente e spregevole al punto di pretendere la testa su un vassoio, per ottenere la vendetta della madre; quale ruolo ebbero, poi, gli invitati, spettatori indifferenti e caso mai curiosi di conoscere come andrà a finire; infine, la guardia complice perché esecutore.
Solo per un attimo il re percepisce l’assurdità della situazione. Doveva scegliere, come farà il popolo interpellato da Pilato. Ma si trattava di perdere la faccia rinunciando alla parola data. Ordinerà la morte.
Giovanni il Battista perderà la testa anche per loro. Gesù Cristo morirà in croce anche per loro.

Rifletti

Con il battesimo siamo entrati nella grande famiglia della Chiesa. Siamo re, sacerdoti e profeti. Abbiamo accettato l’insegnamento del Risorto e ci sforziamo di viverlo nella nostra vita. Conosciamo, purtroppo, come in altre parti del mondo i nostri fratelli nella fede che seguono la Via versano sangue, pur di non rinunciare alla Verità e abbracciare la vera Vita.

Prega

Così pure, quando è morto Cristo,
non è morta la sua divinità presente nell’uomo Gesù.
Gloriamoci dunque anche noi nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
(Agostino d’Ippona, Sermone 218/C, 4)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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