Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Medita

Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Comincia così il discorso di Gesù sul regno dei cieli. Un discorso programmato, che non nasce da uno spunto occasionale. Un discorso che si prospetta sin dall’inizio lungo, di grande importanza, tanto che per accingersi a farlo Gesù si sedette. Il brano che abbiamo letto contiene la parte conclusiva di questo discorso.
Le prime due parabole ci dicono che il regno dei cieli è per noi l’oggetto principale del nostro desiderio, anche quando non ne siamo consapevoli, come l’uomo del tesoro nel campo. Ma per realizzare il nostro desiderio è necessaria una conversione radicale, simboleggiata dal disfarsi di tutti i propri beni.
L’ultima parabola guarda invece al regno dei cieli da una prospettiva diversa: quella del Signore. Da questa prospettiva il regno dei cieli (la rete da pesca) appare come lo strumento di raccolta delle anime che Lui stesso vaglierà attraverso i suoi angeli (i pescatori). Ed è molto suggestiva l’analogia dell’immagine dei pescatori seduti sulla riva a vagliare i pesci con quella di Gesù quando ha iniziato questo discorso sul regno dei cieli.
Il brano si conclude con la figura un po’ enigmatica dello scriba convertito, nella quale mi sembra si possa leggere che la conversione necessaria per ottenere il regno dei cieli non è un rinnegamento integrale del nostro passato, perché insieme a cose da rinnegare ci possono essere anche cose da conservare. Un po’ come la zizzania e il grano.

Rifletti

Gesù stesso premette che il suo discorso sul regno dei cieli sarà in forma di parabole, forse per suggerire concetti inesprimibili direttamente in linguaggio umano. Certo è che in questa forma il regno dei cieli rimane un tema di meditazione sempre aperto. Ma non è proprio questo che Gesù intende quando risponde ai discepoli che il ricorso alle parabole è per indirizzarsi solo ai cuori disposti ad impegnarsi per essere raggiunti?

Prega

Quando le tue parole mi vennero incontro,
le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché io portavo il tuo nome,
Signore, Dio degli eserciti.
(Geremia 15, 16)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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