Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 24 Agosto 2020

Medita

Il testo tratto dal vangelo di Giovanni ci presenta la figura di Natanaele, uno dei discepoli che il Maestro volle con sé. Gli altri evangelisti e gli Atti degli Apostoli ci consegnano un elenco dei Dodici dove non compare questo nome. Molti ritengono che Natanaele corrisponda a Bartolomeo, un nome assente, invece, in Giovanni, perché Filippo è associato proprio con Bartolomeo.
Gesù è un rabbino del tutto particolare. A differenza di altri grandi insegnanti, il Maestro chiamava direttamente le persone al suo seguito, chiedendo loro non di essere retribuito per i suoi discorsi, ma di porsi alla sua sequela e vivere secondo le sue indicazioni.
Il Nazareno è sempre il protagonista. Ma si serve anche degli uomini: Andrea inviterà Pietro; Filippo porta la grande notizia a Natanaele. Il Signore, poi, vincerà le loro naturali resistenze, lo seguiranno divenendo il primo nucleo della Chiesa.
Natanaele si comporta come faranno molti altri protagonisti del vangelo: incredulità, timore che le parole che accompagnano il Signore non corrispondano nei fatti, paura di sperimentare l’ennesima delusione. Anche sarcasmo: Natanaele ci informa che la località di Nazaret non godesse di buona fama. Eppure, qui come in altre chiamate del Risorto, saranno sufficienti davvero poche parole per fargli capire il senso di abbracciare la strada del Galileo. Tommaso, per credere alla resurrezione, pose condizioni ben più gravi: a Natanaele non sfiora nemmeno il dubbio che, magari, Gesù, che lo aveva notato prima sotto il fico, vedesse molto altro. Basteranno le sue parole e il suo sguardo perché riconosca quel rabbino come Figlio e come Re.
Natanaele, successivamente, come tutti i discepoli imparerà la differenza tra “guardare” e “vedere” i segni di Gesù. La fede gli aprirà gli occhi.

Rifletti

Filippo invita Natanaele servendosi delle stesse parole pronunciate da Gesù nella chiamata di Andrea e Pietro. In entrambi i casi troviamo due verbi: venire e vedere.
È necessario seguire il Signore per vedere con la fede il percorso tracciato per tutti: amare Dio per amare i fratelli; amare i fratelli per amare Dio.

Prega

Tutti coloro che in Cristo vengono rinnovati
e cominciano ad essere partecipi della vita eterna,
cantano il cantico nuovo.
E questo è un cantico di pace, un cantico d’amore.
Quando canti l’Alleluja,
devi porgere il pane all’affamato, vestire il nudo, ospitare il pellegrino…
Così esalti Dio con la voce, così canti il cantico nuovo,
così dici l’Alleluja col cuore, con la bocca, con la vita.
(Agostino, Esposizione sui Salmi 149).


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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