Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Novembre 2020

Medita

Il brano di oggi si apre con una scena in piena contrapposizione alla precedente, dove Gesù mette in guardia i suoi discepoli dall’atteggiamento degli scribi presenti nel tempio di Gerusalemme, che ricercavano ammirazione da parte del popolo, nutrimento del loro ego, richiedendo ai piccoli di dare gloria a Dio, ma dando gloria a loro stessi in quanto suoi rappresentanti.

Questi versano abbondanti offerte nel tesoro del tempio, facendole risuonare perché appaia la loro “generosità” meritevole di approvazione e lode da parte dei poveri che non si potevano permettere tali ricchezze. Ad un tratto compare una povera donna, oltretutto vedova, una persona che non conta assolutamente nulla in quella società dominata dagli uomini, e getta due spiccioli nel tesoro, praticamente un quarto di soldo, un’offerta insignificante.

Gesù la osserva ed il suo sguardo profondo è capace di cogliere e discernere la realtà che si apre ai suoi occhi e che non è visibile agli altri: la donna ha messo nel tesoro tutto ciò che aveva, non parte del superfluo come i ricchi. Lei è la vera offerente, colei che è capace di amare donando tutto ciò che ha, spogliandosene. Il suo umile dono è il più grande di tutti, quello che adempie lo Shemà Israel, perché è tutta la sua vita. Gesù la indica come maestra di fronte agli occhi dei discepoli, in contrapposizione agli scribi, perché ha messo tutta se stessa nelle mani di Dio, si affida completamente a Lui, senza clamore.

È una povera figlia di Israele che non conosce Gesù, che non lo segue, non lo incontra direttamente, ma per Gesù diviene l’immagine dell’amore capace di rinunciare a ciò che le è necessario per amare completamente, accettando le conseguenze che ne derivano. Gesù la indica come la vera discepola. Questa donna ha inaugurato la vera chiesa dei poveri che viene a mettere in discussione il nostro stile di vita, i nostri sprechi, i nostri doni ricavati dal nostro superfluo: denaro, tempo, impegno… in pratica tutto ciò che non è pienamente amore.

Preghiera finale

Sei più intimo del nostro intimo,
sei l’occhio dei nostri occhi,
il cuore nascosto del nostro cuore,
lo Spirito santo presente nel nostro spirito.
Fa’ che siamo coscienti della tua fedeltà,
capaci di discernere la tua gloria,
aperti ad accogliere il tuo amore,
pronti a risponderti con l’umile sì.
In te noi siamo, ci muoviamo, esistiamo,
sei presente nel fuoco, nell’aria, nell’acqua,
tu ami la terra da cui siamo nati,
la prepari ogni giorno come dimora del regno.
Nelle tue mani c’è il nostro presente,
sulle tue vie c’è il nostro futuro,
nella tua misericordia c’è il nostro passato:
la nostra vita è vita piena solo in te.


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Cristina Martinelli, Chiara Martinelli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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