Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2019

Medita

La nascita di Giovanni Battista è un momento di grande gioia e felicità: il Signore ha fatto scendere la sua grazia su una famiglia che sembrava destinata a non avere figli. La notizia giunge alle orecchie di molti vicini, i quali accorrono numerosi per condividere questo momento: è bello come, in questo parto, venga riconosciuta la mano misericordiosa di Dio. Là dove l’uomo da solo non arriva, ci riesce se si affida a Lui: è questo ciò che contraddistingue il vero credente.

Otto giorni dopo, secondo la legge dei Padri, il bambino viene circonciso. E sempre come voleva la tradizione, ci si appresta a nominarlo come il padre. Ma non si è più nell’Antico Testamento. Il Vangelo ci parla di “fare nuove tutte le cose”, e allora ecco l’elemento di rottura con il passato: il bambino si chiamerà Giovanni. Persino il padre Zaccaria, sacerdote levita, uno dei più illustri esponenti dell’ebraismo, ne dà conferma. “All’istante, gli si aprì la bocca” afferma Luca: è la definitiva dimostrazione della sua rinnovata fede in Dio, in quel Dio di cui aveva dubitato nove mesi prima al Tempio. Un Dio che ha scelto di rivelarsi al mondo: proprio questo bambino, nato per miracolo, sarà chiamato ad annunciare la sua sconvolgente novità. E lo farà diventando profeta nel deserto, da figlio di sacerdote che era: l’ennesimo punto di svolta nell’annuncio del Cristo.

Rifletti

Mi piace pensare che Giovanni Battista sia il patrono dell’unicità. Forse perché egli stesso è nato da un desiderio che ormai aveva perso speranza. È nato come imprevisto. Ha preso un nome che nessuno aveva mai avuto nella sua famiglia. Ha ricevuto una missione che forse gli avrà messo addosso l’appellativo di “strano”. Tutti i profeti, proprio perché strani, sono fastidiosi. Chi decide di assumere la misura della propria unicità come misura della propria vita deve anche accettare che da quel momento in poi potrà suscitare invidie, fastidi, gelosie, scontri, problemi. (Don Luigi Maria Epicoco)

Prega

Voglio imparare
ad affidare a Gesù
ogni attimo da vivere:
il mio tempo, la mia storia,
la mia fragilità, non resteranno
condannati all’incomprensibilità,
ma saranno illuminati
dalla presenza del Risorto,
dal suo amore che dona gioia.

Fonte: Ascolta e Medita – Dicembre 2019 curato da Tommaso Rizzo e Rebecca D’Andrea – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi


Nascita di Giovanni Battista.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1, 57-66 In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Parola del Signore

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