Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 17 Maggio 2020

Medita

Siamo abituati a pensare che l’amore non abbia regole, che sia come un travolgente fiume in piena, in cui sono la passione e le emozioni a suggerire le azioni da fare. Così quando ti trovi a confidare ad un’amica o un amico i sentimenti che provi per un’altra persona, ecco che prima del consiglio si sentono le fatidiche parole: “In amore si può tutto!”, “Al cuore non si comanda!”.
Per quanto queste frasi siano d’effetto ed evidenzino il nostro lato più umano, cioè quello che ci spinge a metterci in gioco e scommettere sui sentimenti che proviamo, di fatto colgono solo il grosso impatto emotivo iniziale, ignorando il successivo coinvolgimento che si sviluppa.
L’amore è una scelta che si rinnova giorno dopo giorno, ed è un qualcosa che a poco a poco conquista non solo il cuore, ma anche la mente. Nel Vangelo di questa domenica Gesù esordisce dicendo: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Si parte da una proposta umile e discreta, che punta a schiarire quella nebbia che abbiamo dentro. “Mi ami?”: una domanda audace, che spinge a guardarci nel profondo, per capire davvero quale incidenza abbia la presenza di Dio nella nostra vita. È un talismano? Un portafortuna? È un genio della lampada o un qualcosa di più? Lui è lì che attende una nostra risposta. Ed è proprio nel momento in cui raggiungiamo la maturità di pronunciare quel “Sì”, di rispondere dicendo che non riveste solo un aspetto marginale della nostra esistenza, che non è un giocattolo che posso scegliere di usare o riporre in un angolo a mio piacimento, ma che lo considero mio compagno di viaggio, parte di me, parte che mi completa, allora la vita cambia. Quando prendiamo consapevolezza e scegliamo di entrare in questa relazione, non possiamo più restare gli stessi. Come in un normale rapporto di coppia, non possiamo continuare a fare ciò che vogliamo, ma dobbiamo venire incontro alle esigenze l’uno dell’altra, regolare il rapporto su qualche piccola norma che garantisca il rispetto reciproco ed aiuti a crescere nella fiducia, nell’affetto, ed assaporare meglio la gioia dello stare insieme. Ci sono dei “comandamenti” da rispettare, che il Signore specifica essere i “suoi”. Non quindi regole basate su gelosia, sul tenerci tutti solo per Lui, ma suggerimenti per aprirsi agli altri, gustare la gioia vera, strade da percorrere per vivere una vita piena e non a gradazioni di grigio in cui spesso siamo immersi fino al collo. E perseverare nel seguirli può essere difficile e scomodo, perché richiede impegno, oltre che disponibilità. Ma resta una promessa: «Non vi lascerò orfani… pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito». Il Signore non ci vuole vedere smarriti; sa che ci ha fatti per cose belle, ma che costano fatica, e mette in conto anche le nostre cadute. Non ci lascia soli ed in questo passo ci presenta un aiuto, che è sempre con noi, ma di cui spesso ignoriamo la presenza o pensiamo di poter fare a meno: lo Spirito Santo Paràclito. Lui è “il filo diretto con Dio”, quella connessione che serve per sincronizzare i nostri pensieri con quelli del Padre, Lui è la chiave per sentire sempre viva la presenza di Dio nella nostra vita.

Rifletti

Siamo in grado di metterci in ascolto? Di seguire le indicazione del Paràclito che ci conducono al Padre?

Prega

Voi siete figli di Dio;
egli ha mandato nei vostri cuori lo Spirito
del Figlio suo che grida:
Abbà, Padre!
(Lettera ai Galati 4, 6)


AUTORE: Cristina e Emanuele Cattin, Michela e Paolo Buti
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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