Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 10 Settembre 2020

Medita

“Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano”. Queste parole sono rivolte a ogni ascoltatore che vuole diventare discepolo di Gesù; dobbiamo chiederci dunque se è possibile per noi umani amare il nemico, chi ci fa del male, chi ci odia e vuole ucciderci. Diamo troppo per scontato che questo sia possibile, mentre dovremmo interrogarci seriamente e discernere che un amore simile può solo essere “grazia”, dono del Signore Gesù Cristo a chi lo segue. Anche nel nostro vivere quotidiano non è facile relazionarci con chi ci critica e ci calunnia, con chi ci fa soffrire, con chi ci aggredisce e rende la nostra vita difficile, faticosa e triste. Ognuno di noi sa quanta fatica c’è nel non ripagare il male ricevuto e sa come sia quasi impossibile nutrire nel cuore sentimenti di amore per chi si mostra nemico, anche se non ci si vendica nei suoi confronti.
Amare il nemico significa andare verso l’altro con gratuità anche se ci osteggia, significa volere il bene dell’altro anche se è colui che ci fa del male, significa fare il bene, avere cura dell’altro amandolo come se stessi. Solo così, amando gli altri senza reciprocità, facendo del bene senza calcolare un vantaggio e donando con disinteresse senza aspettare la restituzione, si vive la “differenza cristiana”.
Dopo aver ribadito il comandamento dell’amore dei nemici, Gesù fa una promessa: ci sarà “una ricompensa grande” nei cieli ma già ora in terra, qui, noi discepoli diventiamo figli di Dio. Imitare Dio, fino a essere suoi figli e figlie: sembra una possibilità incredibile, eppure questa è la promessa di Gesù, il Figlio di Dio che ci chiama a diventare figli di Dio.
Gesù ci vuol dire: “A voi che ascoltate dico…”: volate alto! Tanto da raggiungere il Misericordioso. Gesù chiede a noi discepoli di essere ambiziosi della misericordia, di non giudicare, ma comprendere. In ogni situazione della vita, anche la più banale, anche la più insignificante, ci invita a tenere gli occhi puntati al Figlio di Dio, al suo agire, alle sue parole, nel tentativo di somigliargli. L’imperativo di Gesù ci impone il coraggio dell’amore che vuole solo il bene dell’altro, perché misericordia è gioia che si dona e circola e infine ritorna, moltiplicata per mille. Siamo figli di un re buono, misericordioso, esempio di larghezza e magnanimità nel perdono. E allora siamo santi come il Padre nostro, siamo testimoni dell’amore, scegliamo sempre per la benedizione e dunque per la vita e la felicità dell’altro. Solo così possiamo raggiungere la vera felicità dell’essere cristiani, insieme.

Rifletti

Tu, Signore, ci hai fatti a tua immagine e somiglianza. Come i tratti di un bambino richiamano quelli dei suoi genitori, così anche noi, tuoi figli, riveliamo qualcosa del tuo patrimonio genetico. Ci portiamo dentro una dignità, una grandezza e una bellezza che vengono da te. E tuttavia la nostra libertà significa anche concretamente possibilità di deturpare la tua immagine in noi, capacità di rovinare il tuo capolavoro… Noi non siamo capaci di fare quello che tu hai fatto, ma abbiamo la tragica possibilità di rovinare veramente tutto. Ma hai mandato il tuo Figlio per ridonarci una nuova dignità. Tu ci rialzi da terra, dallo sporco in cui eravamo e fai splendere in noi la bellezza del tuo amore.

Prega

Signore, l’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Aiutaci a coprire d’amore i giorni che vivremo.
Aiutaci a credere che l’amore sposta le montagne.
Aiutaci a sperare nell’amore, oltre ogni speranza.


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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