ViganĂ² Dario E. – La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema

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Il potere e la leadership contengono una forza e un’attrazione irriducibili e a volte anche indossare una semplice uniforme puĂ² radicare in ognuno di noi un falso, inestinguibile senso di superioritĂ . Charlie Chaplin, splendido attore che si calava sempre a perfezione nel ruolo che stava interpretando, quando per la prima volta indossĂ² i panni di un personaggio tirannico e arrogante, Hynkel, rimase stupefatto dal risultato e si lasciĂ² sfuggire un commento: “Ăˆ solo perchĂ© ho addosso questa dannata cosa che mi comporto così”. Anche nelle mani dei cineasti, perĂ², si concentra una sorta di “potere”: quello di poter guidare lo spettatore. Per questo, alla fine degli Trenta, turbato e angosciato dal dilagare delle dittature, Chaplin impugna la sola arma a sua disposizione, la comicitĂ , per ritrarre Hitler proprio mentre si sta trasformando da convinto ultranazionalista a vero “leader trasformativo”, macchiandosi di quelle scelte rischiose e immorali che cambieranno il corso della Storia. Nel Grande dittatore, del 1940, il clown Charlot veste i panni del povero barbiere ebreo, per un curioso caso del destino identico al crudele e dispotico Hynkel, con cui verrĂ  scambiato. La meravigliosa caricatura della tecnica oratoria di Hitler – realizzata mescolando insensati suoni dal sapore teutonico – e la danza del dittatore, auto-innalzatosi quasi a Dio, con il mappamondo, fanno da contraltare al discorso finale pronunciato da un barbiere a cui la divisa da generale non ha mutato l’anima…

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