Per fortuna c’รจ la Quaresima!: Riflessioni inattuali

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Una riflessione serrata, travolgente, spiazzante sugli atteggiamenti e i gesti che la Chiesa raccomanda nel tempo quaresimale. ยซPer fortuna che cโ€™eฬ€ la Quaresima! Per fortuna, o per Grazia, cโ€™eฬ€ un tempo in cui siamo invitati a ritornare in noi stessi.
Hai voglia a cercare di illuderti o ingannarti, hai voglia a dare la colpa al mondo che eฬ€ cattivo, alla famiglia che ti ha educato o a quel che ti pare; alla fine, se sei onesto con te stesso, non puoi che ammetterlo: io, io ho sbagliato. Puoฬ€ sembrare una parola dura, ma eฬ€ il presupposto della salvezza, percheฬ se io sono responsabile significa che io posso cambiareยป.
Scritta come una lettera inviata a ยซMarcoยป, cui don Bartoli si rivolge affettuosamente come a ยซuno dei miei ragazzi piuฬ€ brillanti, anche se dopo la laurea ti sei allontanato un poโ€™…ยป, questa riflessione sul significato della Quaresima ci fa riscoprire i โ€œfondamentaliโ€ della fede cristiana.

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DALLA PREFAZIONE

Caro Marco, sei sempre stato uno dei miei ragazzi piรน brillanti e, anche se dopo la laurea ti sei allontanato un poโ€™, ti ringrazio molto per la lunga lettera che mi hai scritto. Una lettera che mi ha provocato molto e mi obbliga a una risposta tanto articolata che, come vedi, รจ divenuta un libro intero.

Tu poni tante domande e lanci molte accuse non solo alla Chiesa, ma a ben guardare al cristianesimo stesso. Domande e accuse che in fondo possono essere divise in due gruppi:

1) Cristo ha annunciato al mondo la gioia e la salvezza, perchรฉ allora la Chiesa deve invitare al pentimento con tanta forza da dedicare a esso addirittura una stagione intera in cui siamo invitati a ricordare le nostre miserie? Non รจ un continuo ritornare sul senso di colpa? Non รจ una specie di trucco per avere un potere sulle coscienze tenute da questo senso di colpa in schiavitรน?

2) Che senso hanno le privazioni e lโ€™ascesi con cui la Chiesa ci propone di mortificarci? Se Cristo ci ha liberati, a che serve tutta questa disciplina? Perchรฉ e di che cosa dovremmo punire il nostro corpo?

Caro Marco, in realtร  quello che mi proponi รจ un viaggio al centro del mistero piรน fitto del cristianesimo, il mistero del male, e siccome ti voglio bene e capisco il tuo turbamento, che non รจ poi cosรฌ diverso dal mio, accetto di fare con te questa fatica. Perรฒ anche tu devi farla accanto a me. Il percorso che ti propongo non รจ nรฉ breve nรฉ facile, quello che ti chiedo รจ di starmi vicino, di sospendere il giudizio fino alla fine. Anche se ci sono un paio di passaggi che forse non capirai subito, dammi credito di un poโ€™ di fiducia e ti accorgerai che tutto acquista un senso. Cosรฌ questo libro alla fine sembra quasi la trascrizione di una delle nostre chiacchierate su ยซla vita, lโ€™universo e tutto quantoยป, come scherzosamente chiami i nostri colloqui.

Poichรฉ spero che questo libro non lo leggerร  solo ยซMarcoยป, avverto gli altri venti lettori che il suo รจ un nome di fantasia, scelto per assonanza con le Lettere a Malcolm di C.S. Lewis, uno dei classici della spiritualitร  contemporanea. Perรฒ Marco esiste davvero, anzi a ben vedere รจ piรน di una persona. In lui vedo tanti uomini e donne in ricerca, cosรฌ affamati di senso da venire a cercarlo ยซperfino nella Chiesa cattolicaยป, come mi diceva uno di loro. Amici che vengono a consigliarsi con me, chiedendomi un aiuto per vivere una vita interiore in questo tempo cosรฌ confuso.

A tutti i Marchi del mondo dedico con tanto affetto questo mio lavoro.

Don Fabio

Il pentimento: ricorda che sei figlio

Caro Marco, il bello del carnevale รจ che finisce. Chi vorrebbe vivere in una perpetua allegria, in un forzato divertimento, che finirebbe assai presto con il rovesciarsi in un incubo di egoismo? Eppure a guardare la televisione a volte sembra di vivere nel paese dei balocchi: niente da prendere davvero sul serio, niente drammi senza soluzione, niente sfumature. Il bene da una parte (sempre la nostra ovviamente, per definizione) e il male dallโ€™altra, rigorosamente. Anzi, la parola ยซmaleยป vorremmo proprio cancellarla dal vocabolario, far finta che non esiste, ridurla a una disfunzione, un errore di valutazione, una svista. Del male in televisione non si parla, o almeno non si parla mai del male nostro, il male lo fanno ยซgli altriยป, i mostri, quelli che non sono del nostro gruppo. Ed รจ rassicurante pensare che il male lo facciano solo i mostri, ci fa sentire piรน buoni, perchรฉ noi siamo i buoni, siamo i normali, e quanto piรน si ingigantisce la paura dei ยซmostriยป, tanto piรน si rafforza la convinzione di essere buoni.

Non si sente mai un dubbio in TV, mai un ripensamento e, anzi, quei pochi che invitano a unโ€™autocritica subito sono bollati come nuovi Geremia, Cassandre, disfattisti. Per questo i cristiani vengono spesso visti come piagnoni e uccelli del malaugurio in un mondo interessato unicamente alla massimizzazione del piacere. Eppure, come scrive lo psicologo Albert Gรถrres: ยซSenza il termine male, o qualche altro vocabolo che ne prenda il posto e dia una valutazione morale, non riusciamo a comunicare tra noi, perchรฉ non riusciamo a spogliarci di quelle intuizioni e di quei sentimenti che accompagnano tenacemente le percezione del comportamento nostro e degli altri come buono o cattivo (โ€ฆ) e la reazione corrispondente, fatta di delusione, amarezza o rabbiaยป1. Questa gigantesca rimozione, che rimane una fragile illusione, nasce dalla disperazione. Vorremmo nascondere il male e dimenticarlo, perchรฉ in fondo pensiamo che sia invincibile, perchรฉ dubitiamo che le persone possano realmente cambiare, perchรฉ in realtร  non crediamo che sia possibile un autentico pentimento. E il paradosso รจ che proprio perchรฉ dimentichiamo il male non siamo piรน capaci di fare festa davvero!

La festa รจ la redenzione, lo scampato pericolo, la liberazione; ma allora perchรฉ ci sia festa deve esserci anche la concreta possibilitร  di una perdizione, di un fallimento esistenziale. Non ci puรฒ essere per noi alcuna Pasqua senza Quaresima! Forse per questo il Carnevale assomiglia sempre piรน a una folle stagione di frenesia piuttosto che a una festa collettiva. Non siamo piรน capaci di divertirci perchรฉ non siamo piรน capaci di pentirci, non riusciamo piรน a conoscere il bene perchรฉ cerchiamo di rimuovere il male. Sai, รจ come nelle favole: il mio amico Chesterton diceva che le favole non servono per ricordare ai bambini che esistono i draghi, i bambini lo sanno benissimo; le favole servono a insegnare ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. Cosรฌ รจ della Quaresima: gli uomini lo sanno benissimo che esiste il male, hanno tanti di quei demoni dentro che non possono proprio sbagliarsi su questo, ma la Quaresima serve a ricordarci che quei demoni possono essere vinti!

Tu sei quellโ€™uomo!

Per fortuna che cโ€™รจ la Quaresima! Per fortuna, o per Grazia, cโ€™รจ un tempo in cui siamo invitati a ritornare in noi stessi e pentirci. รˆ il tempo delle ceneri, il tempo in cui ricordare che siamo polvere, in cui prendere coscienza che il male abita in noi. Hai voglia a cercare di illuderti o ingannarti, hai voglia a dare la colpa al mondo che รจ cattivo, alla famiglia che ti ha educato, alle cattive compagnie, a Saturno in trigono o a quel che ti pare; alla fine, se sei onesto con te stesso, non puoi che ammetterlo: io, io ho sbagliato, non un altro al posto mio. Io avrei potuto fare diversamente, io ho provocato dolore.

La realtร , che รจ quella cosa che non sparisce se chiudiamo gli occhi, ci ricorda continuamente questa inseparabile commistione di virtรน e peccato che siamo. รˆ la parola del profeta Natan a Davide: ยซTu sei quellโ€™uomo!ยป (cf 2Sam 12,1-7). Puรฒ sembrare una parola dura, ma in realtร  รจ il presupposto della salvezza, perchรฉ se io sono responsabile significa che posso cambiare, non sono un burattino in balia di forze piรน grandi di me. Non รจ strano? Chi lavora per toglierti il senso di responsabilitร  in realtร  ti lascia solo e indifeso contro le spinte piรน distruttive del tuo inconscio, convincendoti che non cโ€™รจ niente da fare, che alla fine dei conti sei irrimediabilmente cattivo, anche se non รจ colpa tua.

Il pentimento dunque comincia da qui, da questa assunzione di responsabilitร : io ho fatto il male, non un altro; io sono responsabile di me stesso. Cosรฌ recita, ad esempio, il Salmo 50, il manifesto biblico del pentimento: ยซContro te solo ho peccato, quello che รจ male ai tuoi occhi io lโ€™ho fattoยป. รˆ quello che Gesรน chiama ยซrientrare in se stessiยป: mentre il male ci porta fuori di noi e tende a inibire lโ€™autocoscienza e la riflessione su di sรฉ, il pentimento ci riporta a noi stessi, ci fa riflettere su chi siamo e sul nostro posto nel mondo.

Caro Marco, hai ragione a parlare nella tua lettera di un aspetto nevrotico del pentimento, perchรฉ esiste anche una possibilitร  di vivere in un modo patologico questa lotta contro il male, perรฒ pentirsi in sรฉ รจ sano e aggiungerei assolutamente necessario a una personalitร  equilibrata: nessuno puรฒ essere grande senza prendere coscienza della propria miseria. La grande poesia, la migliore filosofia, lโ€™arte piรน bella sono figlie del pentimento e non sarebbero possibili in una societร  dove nessuno mai si pentisse. Una societร  simile, se mai potesse esistere, non sarebbe neppure una societร  di uomini.

Conosci te stesso

Una volta rientrati in noi stessi, messi di fronte alla nostra responsabilitร , scopriamo un paradosso, ed รจ il secondo passo del pentimento: in noi convivono il desiderio del bene e lโ€™incapacitร  di compierlo, come dice Paolo. La storia della nostra vita infatti รจ un lungo rosario di ยซvorrei, ma non riescoยป: da ยซvorrei mettermi a dietaยป fino a ยซvorrei riuscire a perdonareยป o ยซvorrei smettere di bereยป.

Fermati un attimo a considerare questo: non รจ vero che desidereresti essere migliore di ciรฒ che sei? Ognuno lo desidera, รจ quello che definisce il concetto stesso di umanitร : ยซfatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenzaยป diceva Dante. Eppure non ci riusciamo, vorremmo essere migliori, proviamo e riproviamo, ma ogni volta siamo riportati miseramente alla nostra incapacitร . E non รจ un mistero questo? Se in te abita la consapevolezza di un bene piรน grande, come mai non riesci a metterlo in pratica? Sai bene che dovresti fare quella telefonata, scrivere quella lettera, ascoltare quella personaโ€ฆ perchรฉ allora non lo fai? O al contrario, sai perfettamente cosa dovresti fare per elevarti al di sopra delle tue miserie e delle tue dipendenzeโ€ฆ eppure non riesci!

Questo ci fa comprendere che siamo esseri duplici, da una parte sostanzialmente schiavi, ostaggi del peccato come dice Paolo, e dallโ€™altra colmi di una nostalgia di bene che vive nel nostro profondo. Siamo come ergastolani che sospirano vedendo una lama di azzurro attraverso la finestra, marinai spiaggiati che languiscono guardando lโ€™orizzonte. A questo paradosso il genio cristiano risponde con una grande invenzione: lโ€™umiltร , che cambia completamente il nostro rapporto con noi stessi e il mondo.

La cultura precristiana non conosce lโ€™umiltร  come valore, non nel senso che i cristiani danno a questa parola. Ti ricordi i tuoi studi di filosofia? Per i filosofi stoici, Seneca e gli altri, il grande valore รจ la metriotes, la misura, la conoscenza del proprio limite, e quindi il non avere pretese troppo alte, lโ€™accontentarsi di ciรฒ che si รจ, scegliendo lโ€™aurea mediocritas; in questo lo stoicismo assomiglia molto a certe filosofie moderne, come il buddismo promosso dalla Soka Gakkai. Per questo era scritto sul frontone del tempio di Delfi: ยซConosci te stessoยป (anche se poi Platone ha dato a questa frase un altro valore).

Ma per il Cristiano non cโ€™รจ autentica conoscenza di sรฉ senza partire dallโ€™altissima vocazione a cui siamo chiamati dallโ€™amore di Dio, lโ€™umiltร  cristiana quindi non sarร  mai una mediocritas, per quanto aurea. Mentre per i filosofi stoici la pace e lโ€™equilibrio interiore consistono nel non avere alcun desiderio, per il Cristiano al contrario consisteranno nellโ€™andare fino in fondo a ogni desiderio, per scoprire che alla fin fine รจ un desiderio di Dio2.

Conoscere se stesso per il Cristiano significa prendere coscienza di due cose a un tempo: da una parte, dellโ€™infinito amore con cui siamo amati e dellโ€™altissimo orizzonte a cui questo amore ci destina; dallโ€™altra, della nostra attuale distanza da questo orizzonte e della nostra incapacitร  di raggiungerlo con le nostre sole forze. Non conoscendo Cristo, il mondo pagano non poteva concepire nรฉ lโ€™immensa grandezza a cui lโ€™uomo รจ destinato, nรฉ lโ€™enorme bassezza di cui รจ capace, perchรฉ anche il male si rivela in tutta la sua portata solo quando รจ apparsa la pienezza del bene. Quando la scoperta di questa contraddizione, anzichรฉ gettarci nella disperazione, ci riempie di gioia per lโ€™enormitร  della Grazia ricevuta, questa รจ lโ€™umiltร . Lโ€™umiltร  consiste nellโ€™accettazione gioiosa di un paradosso: io e te siamo nani destinati a diventare giganti, animali chiamati a essere Dio.

Sii ciรฒ che sei

Per questo il solo atteggiamento veramente umano, lโ€™unico che renda davvero conto della nostra complessitร , รจ il pentimento; di fronte alla scoperta della nostra incapacitร  a essere veramente buoni ci sono solo due atteggiamenti possibili: o quello di abbassare le proprie pretese su se stessi e sulla vita, scegliendo lโ€™aurea mediocritas, o quello di accettare il proprio limite e chiedere aiuto. Chi cerca di nascondere la necessitร  del pentimento, facendo finta che il male non esiste, finirร  inevitabilmente con il dimenticare quellโ€™intima nostalgia, quellโ€™aspirazione a un ยซdi piรนยป, che resta piantato nel cuore di ogni anima che voglia dirsi umana.

Per questo la Chiesa dedica al pentimento tanta attenzione: quaranta giorni, una stagione intera! E cโ€™รจ sapienza in questo, annunciare un tempo di pentimento, infatti, significa annunciare una speranza: il male non vincerร , tu sei piรน grande del tuo peccato. Se sei ancora capace di pentirti, vuol dire che la tua volontร  รจ ancora libera, vuol dire che non sei stato definitivamente preso nella rete che il nemico del genere umano ha disteso intorno a te. Per quanto sia grande il tuo peccato, dice Bernardo di Chiaravalle, piรน grande ancora รจ la misericordia di Dio. E la Quaresima sta lรฌ proprio a dirti che non cโ€™รจ male irreversibile, non cโ€™รจ catena infrangibile, non cโ€™รจ colpa imperdonabile.

Caro Marco, finchรฉ pensiamo la morale come una serie di leggi a cui obbedire e lโ€™inferno e il paradiso come il premio e la punizione per una vita virtuosa o trasgressiva, non riusciremo a vedere il valore immenso del pentimento. Finchรฉ al centro della nostra attenzione ci sono gli atti che abbiamo compiuto e non lo spirito che li ha mossi, il pentimento รจ del tutto irrilevante; ma questa prospettiva รจ fattuale e materialista, in veritร  รจ proprio sulle intenzioni che si combatte la battaglia! La Chiesa ha sempre insegnato che il peccato รจ lo strumento attraverso cui il diavolo vuole distoglierci dallโ€™adorazione di Dio e legarci in schiavitรน. E allora cโ€™รจ una rivoluzione copernicana da compiere nella nostra comprensione della lotta contro il male: non siamo cristiani per diventare un poโ€™ piรน buoni, ma per spezzare la catena che ci impedisce di essere ciรฒ che giร  siamo, ciรฒ che siamo diventati il giorno del nostro battesimo: figli di Dio. Per questo il pentimento รจ fondamentale: non si tratta di cambiare i nostri comportamenti, ma la nostra mentalitร . Le opere seguiranno, ma nessuno รจ piรน schiavo di colui che neppure desidera essere liberato.

Dopo aver conosciuto me stesso, dopo aver compreso lโ€™abisso di grandezza a cui sono chiamato e lโ€™abisso di povertร  da cui provengo, sarรฒ pronto per dare il giusto nome alle cose e assumermi la mia responsabilitร , sarรฒ pronto ad ammettere che non solo esiste un male, ma che questo male รจ peccato, cioรจ colpa. Una colpa che รจ mia, una responsabilitร  che mi devo assumere, una battaglia che devo combattere, una bassezza da cui devo innalzarmi per aspirare a qualcosa di grande.

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