Papa Francesco – Il Canto di Natale

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Sinfonia di un tempo nuovo

«In un mondo impaurito, sconvolto da guerre e pandemie, si leva alta la melodia di un tempo nuovo. È il canto d’amore nella voce di un bambino che nasce. Dobbiamo tenere ben fermo il nostro sguardo su Gesù e abbracciare il Regno che lui stesso ci porta. Un Regno di guarigione e di salvezza già presente in mezzo a noi.»
Papa Francesco

Dove nasce Dio, nasce un canto di speranza: il canto dei piccoli, dei poveri, dei fragili e degli impauriti.

Al termine di un anno difficile per il mondo intero, le parole di Buon Natale di papa Francesco invitano tutti – credenti e non credenti – a fermarsi davanti al Bambino di Betlemme, a lasciare che l’intimo si trasformi e a non aver paura della gioia e delle lacrime.

La terra è di nuovo sconvolta da guerre e malattie, ma Francesco non cessa di rivolgere agli uomini e alle donne di buona volontà – che sperano e lavorano per un mondo migliore – l’esortazione a lasciarsi accarezzare da Dio, dal momento che «le carezze di Dio ci danno pace, forza e desiderio di cambiare». Perché forse è questo il senso più autentico del Natale: ascoltare una musica che cambia il cuore.

Dal Preludio del libro

La voce dell’angelo

Oggi il Vangelo ci presenta la giovane di Nazareth che, ricevuto l’annuncio dell’angelo, parte in fretta per stare vicino a Elisabetta, negli
ultimi mesi della sua prodigiosa gravidanza. Arrivando da lei, Maria coglie dalla sua bocca le parole che sono entrate a formare la preghiera
dell’Ave Maria: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 42).
In effetti, il dono più grande che Maria porta a Elisabetta — e al mondo intero — è Gesù, che già vive in lei; e vive non solo per la fede e per
l’attesa, come in tante donne dell’Antico Testamento: dalla Vergine Gesù ha preso carne umana, per la sua missione di salvezza.
Nella casa di Elisabetta e di suo marito Zaccaria, dove prima regnava la tristezza per la mancanza di figli, ora c’è la gioia di un bambino in
arrivo: un bambino che diventerà il grande Giovanni Battista, precursore del Messia. E quando arriva Maria, la gioia trabocca e prorompe dai
cuori, perché la presenza invisibile ma reale di Gesù riempie tutto di senso: la vita, la famiglia, la salvezza del popolo… Tutto!
Angelus, 15 agosto 2017

Il canto di tutte le donne

L’esultanza dell’umile fanciulla di Galilea, espressa nel cantico del Magnificat, diventa il canto dell’umanità intera, che si compiace nel vedere
il Signore chinarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con sé nel cielo.
Il Signore si china sugli umili, per alzarli, come proclama il cantico del Magnificat. Questo canto di Maria ci porta anche a pensare a tante
situazioni dolorose attuali, in particolare alle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, alle donne schiave della
prepotenza dei potenti, alle bambine costrette a lavori disumani, alle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini. Possa giungere quanto prima per loro l’inizio di una vita di pace, di giustizia, di amore, in attesa del giorno in cui finalmente si
sentiranno afferrate da mani che non le umiliano, ma con tenerezza le sollevano e le conducono sulla strada della vita, fino al cielo. Mana, una fanciulla, una donna che ha sofferto tanto nella sua vita, ci fa pensare a queste donne che soffrono tanto. Chiediamo al Signore che Lui stesso le conduca per mano e le porti sulla strada della vita, liberandole da queste schiavitù.
E ora ci rivolgiamo con fiducia a Maria, dolce Regina del cielo, e le chiediamo: «Donaci giorni di pace, veglia sul nostro cammino, fa che
vediamo il tuo Figlio, pieni della gioia del Cielo».
Angelus, 16 agosto 2016