I giovani cattolici a scuola di politica

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pensare politicamenteParrà strano, ma ci sono ancora giovani che si interessano del bene pubblico. Che non guardano alla politica come a un ambiente poco raccomandabile, da cui stare alla larga il più possibile. Sono disposti a metterci la faccia e a “sporcarsi” le mani. Nella sede di “Civiltà Cattolica”, a Roma, si tiene da alcuni anni una scuola di formazione politica. “L’esperienza nasce da una richiesta di Agesci, Azione cattolica, Fuci e altre associazioni che mi chiedevano di formare i loro rappresentanti giovanili sui principali temi dell’agenda politica su cui si confrontavano nel Forum nazionale dei giovani. Mancava un luogo per pensare insieme e a ‘Civiltà Cattolica’ glielo abbiamo offerto. In questo cammino io mi limito a essere un enzima che favorisce processi”, spiega ad Agensir padre Francesco Occhetta, giornalista e scrittore della rivista dei Gesuiti.

[ads2]Il principale bisogno dei giovani, osserva Occhetta, “è quello di rianimare le ragioni del credere, quelle su cui vale spendere una vita in politica e spenderla bene. Hanno la necessità di costruire una griglia di discernimento nella quale filtrare i temi che oggi provocano la fede nello spazio pubblico (ad esempio, l’inizio e il fine vita) e capire quale posizione assumere su riforme come quella costituzionale”.

In sei anni cinquecento giovani hanno frequentato la scuola di formazione. “È difficile per me fare un bilancio. Io sono sempre molto stupito della loro preparazione e molto felice di vederli crescere, innamorarsi e seguirli mentre iniziano a lavorare. Forse l’aspetto che ha funzionato di più – rivela il sacerdote – è la rete di relazione che si è creata tra giovani che mediamente sono di alta qualità umana, spirituale e culturale. Il metodo è basato su quattro momenti. Il primo, spirituale, aiuta a fecondare l’agire politico. Il secondo sviluppa il tema – quest’anno le riforme costituzionali, il pensiero postumano nella politica, il lavoro dei giovani in Europa, il rapporto tra magistratura e politica, il ruolo del capo dello Stato con visita al Quirinale. Siamo sempre aiutati da esperti che gratuitamente si mettono al servizio dei ragazzi. Nel terzo, recuperando la casistica ignaziana del ‘700, si lavora in piccoli gruppi per discernere come argomentare e scegliere principi in conflitto rispetto a casi concreti. Infine si ritorna in plenaria per sintetizzare le domande. Gli interventi scritti sono rielaborati sul blog della scuola www.pensarepoliticamente.net. Non è un percorso per l’indottrinamento, ma per imparare a decidere con elementi di livello antropologico ed etico su temi di alto livello scientifico”.

Il mondo cattolico, prosegue Occhetta, “è oggi frastagliato e a volte anche diviso. I movimenti svolgono nella Chiesa servizi straordinari ma quando si tratta di cedere un po’ di se stessi è difficile costruire insieme. Il bipolarismo politico degli ultimi vent’anni ha prodotto un bipolarismo ecclesiale, una barriera per l’impegno nel mondo. Da questa situazione si può uscire investendo sulla formazione al pre-politico e in una presenza pre-partitica che stimoli dal basso i partiti e proponga loro disegni di legge, soluzioni di problemi, organizzi forme di controllo, proponga un progetto concreto di società, contribuisca a formare i ragazzi”. Infatti, “è più incisiva e radicale una presenza che stimoli i partiti sui contenuti, piuttosto che quella di pochi ed etichettati rappresentanti del mondo cattolico distribuiti in varie forze politiche. L’organizzazione politica, rispetto a questi elementi, è secondaria. La priorità – sottolinea il sacerdote – rimane la capacità di discernere nei problemi dell’agenda politica i rimandi all’antropologia cristiana: spostare la domanda dal singolo problema – che può avere soluzioni tecniche diverse tutte compatibili con la fede – alle domande di senso sull’uomo e sul mondo, proprie di una civiltà umana. Un nuovo partito di cattolici, secondo me, potrebbe nascere solamente se nascesse un forte partito islamico in Italia e se dovesse fallire il modello di integrazione e di laicità che siamo chiamati a costruire”, conclude Occhetta.

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