padre Giovanni Vannucci – Commento al Vangelo per domenica 16 Maggio 2021

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LA TRASFIGURAZIONE DELL’ESSERE1

La solennità di oggi ci porta la grande figura dell’Ascensione di Cristo nel cielo dei cieli e tutte le parole che abbiamo letto nelle letture. Cristo che ascende, gli apostoli che rimangono a guardare il cielo scrutando dove mai sia andato, e i due personaggi vestiti di bianco che dicono loro: “Non guardate il cielo, Cristo tornerà nello stesso modo in cui voi lo avete visto ascendere in cielo”. E poi le parole del Vangelo: andate e annunciate ad ogni creatura l’Evangelo, e il vostro annuncio sarà accompagnato da un rifiorire di vita, i demoni si allontaneranno, il veleno non nuocerà più e i malati riprenderanno a vivere.

Come dobbiamo pensare al mistero dell’Ascensione del Signore? Io vi dico quello che io penso e ciascuno di voi spero che, mettendosi davanti a questo grande evento dell’Ascensione del Signore, cerchi di comprenderlo e viverlo secondo la sua sensibilità, secondo le sue capacità di comprensione e di avvicinamento a questo grande mistero. Altre volte abbiamo pensato a questo fatto, che fra noi e i grandi misteri compiutisi nella vita di Cristo o attraverso Cristo, c’è una mediazione, una mediazione di pensieri pensati da altri.

Così tra noi e il mistero dell’Ascensione ci sono tutte le spiegazioni e le interpretazioni che gli esegeti e i teologi hanno dato del mistero dell’Ascensione. E noi ci possiamo fermare su questi pensieri e considerare la loro importanza, arricchire la nostra mente, soprattutto la  nostra memoria, di sentenze e di interpretazioni. Ma finché ci fermiamo a queste spiegazioni, a questi pensieri pensati da altri, non avvicineremo il mistero dell’Ascensione. Bisogna mettere da parte tutti questi pensieri pensati da altri per poterci immergere nel fatto dell’Ascensione  e comprenderlo con la nostra mente, con la nostra capacità di pensiero, con la nostra sensibilità e con le nostre capacità di comprensione e di apprensione del mistero. Allora il mistero dell’Ascensione diventa proprio un fatto religioso che incide profondamente nella trasformazione del nostro essere e, come vi ho detto altre volte, davanti a questi grandi misteri della vita di Cristo, misteri religiosi, noi dobbiamo sostare in silenzio, diventare capaci di ascoltare quanto ci viene comunicato attraverso questi grandi eventi.

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Come vi dicevo, nelle letture della Messa ci vengono date alcune indicazioni. La prima è quella degli Atti degli Apostoli; gli apostoli vedono Cristo ascendere in cielo e dileguarsi in forma di nube, come se il corpo di Cristo si fosse espanso, espanso e sparito; e i due personaggi dicono agli apostoli: Egli tornerà nello stesso modo in cui lo avete visto ascendere al cielo. Ritornerà attraverso un’espansione silenziosa e luminosa. Tornerà nello stesso modo in cui è asceso, diventando realtà vibrante e trasformatrice nel cuore di tutti gli uomini. Questo credo che dobbiamo riuscire a comprendere attraverso una riflessione continua e assidua.

Giorni fa nella Messa leggevamo le parole di Cristo: “Io sono la vite, voi i tralci; se resterete uniti a me porterete frutti, se invece vi staccherete da me non porterete frutti”. E allora comprendiamo che Cristo è quel germe di vita che con la sua ascensione è penetrato nel profondo della coscienza dell’uomo, non soltanto dell’uomo cristiano o cattolico, ma nella coscienza di tutti gli uomini e nel corso dei secoli porta avanti verso la sua verità, verso la maturazione religiosa, noi uomini.

Quando gli apostoli, nella lettura, chiedono a Cristo quando instaurerà il suo regno, Lui dice: io non lo so, è il Padre. Non stabilisce una data, perché lungo il corso dei millenni Cristo è sempre operante nel profondo della coscienza dell’uomo e porta avanti ciascuno di noi, porta avanti ogni uomo, verso la sua verità, verso la pienezza di verità e di realtà, di umanità e di divinità tutti gli esseri umani, se noi rimaniamo uniti a lui che è il ceppo. E questa è l’Ascensione di Cristo.

Egli siede alla destra di Dio. Cosa vuol dire? Vuol dire che ovunque c’è Dio c’è Cristo; vuol dire che ovunque nasce nel cuore dell’uomo un’aspirazione verso la verità, verso la bellezza, verso l’amore, verso la giustizia, verso la conoscenza, lì c’è Cristo come energia trasfiguratrice e trasformatrice della coscienza degli uomini e lentamente, lungo il corso dei millenni – perché noi misuriamo il tempo nell’arco della nostra vita, che è niente di fronte ai millenni che l’umanità ha percorso e ai tempi che ancora l’umanità dovrà percorrere -, Cristo opera costantemente e efficacemente alla trasformazione dell’uomo.

E allora come tornerà Cristo? Cristo tornerà attraverso la maturazione di tutte le nostre esperienze più grandi, più vere, più nobili, di uomini, di coscienze. E un giorno ci accorgeremo di questo: Cristo è come il cuore del crisantemo verso il quale sono orientati tutti i petali e dal quale tutti i petali traggono la loro forza di vita e la loro bellezza. Per questo a noi cristiani è detto di non giudicare, ma di partecipare intensamente a quel mistero di vita che ci è stato rivelato in Cristo, senza giudicare strade differenti dalle nostre, ma portando il nostro contributo all’accrescimento della coscienza degli uomini, contributo che è legato alla nostra forma personale, alla nostra mentalità, alle nostre figure religiose, alla nostra storia di uomini, storia di popoli, mantenendo fedeltà a questo nucleo, a questo germe vitale che è Cristo.

E allora il mistero dell’Ascensione diventa un fatto di vita per noi. Non vi sembra profondamente confortante questa visione che l’uomo nel corso dei millenni si avvicina sempre di più alla verità portata da Cristo, a quelle forze di trasfigurazione della coscienza umana, dell’opacità umana, che sono state introdotte da Cristo nella nostra realtà umana? Il cammino è lento perché Dio non fa violenza a nessuna coscienza e vuole che l’uomo maturi nel ritmo del tempo, nel corso dei tempi, nel corso dei secoli. E allora, guardando la storia degli uomini da questo punto di vista, abbiamo una grande pace e una grande forza, e non giudicheremo nessuno, ma a tutti daremo quel contributo che viene dalla nostra trasformazione umana nella realtà di Cristo.

E vi dicevo in una di queste domeniche che all’uomo è concessa la possibilità di diventare Dio sulla terra, perché noi diciamo che Dio è amore e l’uomo può amare, come Dio ama; diciamo che Dio è libertà e l’uomo può liberarsi da tutte le pesantezze, da tutti gli attaccamenti all’effimero, al tempo, al transitorio, per raggiungere la libertà nell’assoluto. E noi siamo in cammino verso questa divinizzazione della nostra vita. E ognuno di noi deve portare il suo contributo che è quello di essere intransigenti nella nostra fedeltà alle verità religiose che ci sono comunicate e costituiscono l’alimento sovrasostanziale del nostro cammino di uomini, di uomini cristiani. Ma non assumere mai un atteggiamento di separazione verso gli altri, perché nelle diversità di figure religiose, nelle diversità di impostazioni umane, c’è sempre questo germe di vita divina che è il Cristo che porta avanti l’umanità.

E allora ci sentiremo pacificati e al tempo stesso ci sentiremo più responsabili di quel mistero religioso che ci è stato affidato e che deve crescere in noi e trasformarci, e più responsabili per l’umanità, perché gli altri uomini hanno bisogno della nostra trasfigurazione, della nostra luce, del nostro cambiamento da figli della terra, da figli della materia, in figli di Dio, in figli dello Spirito.

E allora il nostro cammino sarà molto pacifico, molto più sereno e molto più positivo, perché radicato in quella realtà che costituisce l’oggetto centrale della nostra vita religiosa che è Cristo. Daremo agli uomini pacificamente l’annuncio della buona novella; lo daremo agli uomini e a tutte le creature. E noi saremo in mezzo agli uomini come principi illuminanti, principi di pacificazione che libereranno l’uomo veramente dal profondo, perché risveglieranno in lui quei grandi sogni senza i quali l’umanità intristisce, deperisce e diventa folle.

Ecco, viviamo così il mistero dell’Ascensione. Sentiamo che Cristo è presente fino alla consumazione dei secoli e la sua Parola è operante nel momento presente come sarà operante fra millenni dopo la nostra esistenza terrena. E l’operosità della parola di Cristo accompagna la trasformazione della coscienza umana che dalla terra è chiamata a vivere nel cielo, che dalla pesantezza della vita terrena è chiamata a dilatarsi nella sconfinata realtà dello Spirito. Dalla realtà terrena ognuno di noi è chiamato, come Cristo, a vivere alla destra di Dio.

Sia così la nostra meditazione sul mistero dell’Ascensione del Signore e in questo giorno, anche se i tempi nostri sono tristi e duri, cerchiamo di ritrovare i motivi della nostra grande speranza e viverla pienamente, muovendoci serenamente in mezzo alle vicende degli uomini, sapendo che qualunque aspetto essi assumano, sono condotti da Cristo, che è la presenza invisibile nel cuore di tutti gli uomini, anche nelle forme di vita che sono più difformi da quello che noi pensiamo, da quello che noi sentiamo e da quello che noi vorremmo.

Avere questo spirito di pace, questa apertura ecumenica verso tutti gli uomini, ci permetterà di essere veramente cristiani, cioè cristiani che credono che Cristo è asceso nel cielo dei cieli e è la mano destra di Dio.

1Giovanni Vannucci, Omelia pronunciata domenica 27 maggio 1976 durante il rito eucaristico pomeridiano delle ore 19 nell’eremo di San Pietro alle Stinche – Greve in Chianti, FI); registrata su nastro magnetico e trascritta da Consalvo Fontani. Pubblicata in Ogni uomo è una zolla di terra, 1a ed. Borla editrice, Roma, aprile 1999, pag. 54-59.

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