p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 1 Maggio 2022

462
p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

Pietro davanti al sommo sacerdote testimonia la fede pasquale: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono»

Pietro indica il Dio dei padri che ha risuscitato Gesù capo e salvatore: la risurrezione è continuità di vita. Colui che è stato incontrato vivente dopo la morte non è un fantasma ma è il medesimo Gesù che ha annunciato la venuta del regno. La sua missione è stata in fedeltà al disegno di salvezza del Dio dei padri per Israele e per tutti i popoli.

Pietro utilizza il linguaggio del ‘rialzarsi’ ma parla anche di innalzamento per indicare la vita di Cristo accanto al Padre. “Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore”. Si tratta di forme linguistiche diverse per indicare che Gesù Cristo è vivente in una dimensione ‘altra’ da quella terrena. I cieli in alto si contrappongono alla terra in basso e Cristo ora appartiene ad una sfera di vita nuova e diversa da quella sperimentabile sulla terra. Parlare dell’esperienza della risurrezione è arduo: non è esperienza deducibile dalla sfera delle esperienza umane. E’ irruzione dell’Ultimo di Dio nella storia. Per questo sono utilizzate immagini e metafore. Pietro indica come Gesù di Nazareth colui che è stato incontrato è ora innalzato, vive alla destra del Padre come l’erede al trono sedeva alla destra. La sua presenza può essere incontrata in modo nuovo, nell’esperienza del credere.

- Pubblicità -

La pagina del quarto vangelo narra una delle apparizioni di Gesù dopo la Pasqua: la scena si svolge in tre momenti. All’inizio l’invito di Pietro ‘io vado a pescare’ seguito dagli altri discepoli La scena è posta in un’atmosfera quotidiana con la presenza di sette discepoli indicati uno ad uno con i loro nomi: Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due. Sono colti nel momento in cui salgono sulla barca e nella delusione per il fallimento della pesca di quella notte.

A questo punto Gesù si manifesta. Gesù si presenta loro sulla riva e li invita a gettare le reti dalla parte destra ma la sua presenza non è riconosciuta. Di fronte alla meraviglia di una pesca abbondante il discepolo che Gesù amava, lui per primo, con quel vedere proprio dell’amore, riconosce la presenza del maestro: ‘E’ il Signore’. E Simon Pietro si getta in mare. Si attua un riconoscimento e sorge nei discepoli un modo diverso di vedere: Gesù ora va incontrato con gli occhi della fede e dell’amore. Così la barca e la rete che non si spezza sono simboli della chiesa che segue il suo Signore.

Il secondo momento del racconto è la condivisione: è il momento in cui mangiano insieme sulla riva richiama alla comunione. Gesù chiede che i pesci siano portati e posti insieme a quello già preparato insieme al pane sul fuoco. E ripete i gesti del dare e distribuire il pane, sintesi della sa esistenza: “Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce”. Gesù si fa vicino, e distribuisce i segni che racchiudono il senso profondo della sua vita.

- Pubblicità -

Il terzo momento è costituito dal dialogo tra Gesù e Pietro. Per tre volte Gesù ripete la domanda “mi ami?”. E’ quasi un lento ritornare sul triplice rinnegamento di Pietro durante la passione. Pietro risponde “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. La missione di Pietro come guida sarà quella di seguire Gesù, accogliendo in dono del suo amore.