mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 19 Giugno 2022

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Festa della Messa – Corpus Domini

La festa del Corpus Domini quest’anno deve avere una connotazione particolare dopo il momento che abbiamo vissuto. Stiamo uscendo da una pandemia che è stata tutt’altro che una manifestazione della fede popolare, come solitamente avveniva nei momenti di calamità generale; anzi, c’è stato il tentativo di chiudere le chiese, sono state proibite le pubbliche celebrazioni delle Messe e, addirittura, abbiamo visto i carabinieri interrompere le celebrazioni che qualche sacerdote faceva per i suoi pochi e distanziati fedeli.

I preti smarriti e i vescovi, aiutati da sedicenti teologi, ne hanno inventate una dopo l’altra per giustificare le decisioni e riempire il momento. Si è identificata la Messa con la Comunione e questa con la comunione spirituale. Un vescovo, che sarebbe da “svescovare”, ha addirittura scritto che non poter fare a meno della comunione sacramentale è segno di mancanza di una fede adulta.

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La festa dell’Eucarestia è una occasione propizia per chiarire alcune idee sulla Messa di cui la Comunione è una parte, non tutta l’Eucarestia.

“Sine Dominico non possumus vivere” testimoniano i martiri di Abitene, “senza l’Eucarestia non possiamo vivere”. Perché? Come si spiega l’importanza dell’Eucarestia? L’Eucarestia è un mistero, è la prima parola che pronuncia il celebrante dopo la consacrazione: “Mistero della fede!”. Commuovono fino alla tenerezza certi bravi preti che, per rendere più accessibile ai giovani la Messa, gli concedono di esibirsi con canti che, se suonassero e cantassero in un pubblico locale, non gli pagherebbero neppure le spese. Oppure inventare gesti originali, perché c’è l’assemblea e quindi deve vedere la partecipazione attiva di tutti, dimenticando che non ha niente a che fare con la riunione di un condominio.

La Messa è mistero ed è necessario comprendere che è il massimo esercizio della fede e la disponibilità ad entrare in un mistero che ci supera e ci coinvolge fino a comprometterci.

Gesù inventò la Messa nella vigilia della sua passione, allo scopo di eternizzare quello che avrebbe fatto il giorno dopo, la sua immolazione sul Calvario. I cristiani lo capirono subito e San Paolo ci dice: “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice annunziate la morte del Signore finché Egli venga”.

“Annunciare, fare memoria” significa rendere presente quello che si ricorda. Far memoria della morte del Signore significa rendere presenti i frutti della sua passione salvatrice. E’ commovente pensare che, in ogni momento, gli oltre cinquecentomila sacerdoti che esistono al mondo, celebrano l’Eucarestia; il che vuol dire che inondano la terra del sangue di Cristo che la lava e la redime. Cristo Crocifisso è come sospeso tra cielo e terra e con la Messa si attira sul mondo il suo sangue redentore. Ecco la ragione per cui il Padre, nonostante tutto quello che combiniamo, non ci manda tutti a quel paese e con un bel diluvio o una pioggia di fuoco estingue tutto per ricominciare daccapo con gente migliore. La partecipazione alla Messa non è una pura assistenza ad un rito, ma una condivisione del mistero, infatti alla Messa ciascuno porta le proprie sofferenze, i propri dolori, il proprio sudore, il proprio sangue che unito al Sangue di Cristo redime il mondo. Era catechesi corrente tra i primi cristiani: partecipare alla Messa fino a desiderare di diventare il pane e il frumento.

Ecco perché “senza la Messa non si può vivere”.

La festa del “Corpus Domini” è l’occasione per dire al mondo qual’ è il segreto della chiesa e in che cosa consiste tutta la sua forza.

In questi giorni in cui si parla di pericolo nucleare penso a La Pira che, in visita al Presidente Nikita Krusciov, gli disse di possedere un arma più forte della bomba atomica, la preghiera. La cosa lo lasciò stupito, tanto che, racconta nelle memorie, la sera disse alla moglie di avere incontrato uno strano uomo che gli aveva detto di possedere un arma più potente della bomba atomica.

E’ quanto ci fa dire la nostra fede anche in questi tempi in cui gli uomini giocano a chi è più forte: Dio è più grande di tutti e ci ha dato l’Eucarestia che “è tutto”.

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