Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 8 Settembre 2022

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GIOVEDÌ 08 SETTEMBRE  – VENTITREESIMA SETTIMANA T. O . [C]

NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Prima che il Signore ci indichi la via in una particolare, speciale situazione della nostra vita, c’è spazio perché la nostra mente argomenti, ragioni, valuti, discerna, decida, sempre però rispettando la lettera e la verità che lo Spirito Santo ha posto in ogni Parola di Dio. Giuseppe si trova dinanzi ad un evento che sconvolge la sua vita. Maria attende un bambino. Lui decide di uscire dalla vita di Maria, scegliendo la via la più giusta e la più santa: quella di licenziarla in segreto.

Questa sua scelta rispetta la volontà di Dio contenuta nella Scrittura. Ma è anche questa la volontà di Dio per lui oggi? Deve licenziarla o deve prenderla come sua sposa? Lui da uomo giusto e timorato di Dio pensa le modalità perché Maria non subisca alcun danno né morale e né fisico dalla sua decisione. Pensare dal nostro cuore il bene più grande da fare in ogni momento della nostra esistenza è cosa santa. Poi però dobbiamo sempre chiedere allo Spirito Santo se è quello il bene voluto e pensato dal Signore per noi. Per questo, sempre, ogni decisione, anche la più santa, dovrà nascere dalla preghiera, dovrà essere accompagnata e anche seguita dalla preghiera.  Nella preghiera tutto deve iniziare e nella preghiera tutto deve continuare ed essere  portato a compimento.

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LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 1,1-16.18-23

Se mentre noi stiamo valutando ogni cosa, viene il Signore, Lui, direttamente o per mezzo di un suo Angelo Santo, a rivelarci quale è la sua volontà, allora non c’è più spazio per la mente. Ad essa viene tolta ogni facoltà. Essa non può più né argomentare, né ragionare, né pesare e né valutare le cose. Dopo che il Signore parla, c’è solo spazio per una obbedienza piena e perfetta affinché quanto è stato chiesto venga fatto. È qui il fallimento della nostra fede. Se dopo che il Signore ha parlato, noi poniamo la nostra mente prima della Parola del Signore, noi attestiamo che la nostra fede è morta.

Ed è sempre morta quella fede che all’istante non trasforma in obbedienza la Parola che il Signore ha rivolto a noi perché noi agiamo secondo quanto ci viene chiesto. Oggi la moderna spiritualità parla di obbedienza ragionata. Ciò significa che in fondo è la nostra mente a scegliere se obbedire o non obbedire. Dopo che la Parola è stata proferita, la mente deve farsi da parte. Il Signore ha manifestato la sua volontà. Quella volontà va fatta. Altre volontà non appartengono a Dio. Alla nostra mente appartiene la scelta del modo più santo e più sapiente, nello Spirito Santo, per fare secondo pienezza di verità la divina volontà a noi manifestata, rivelata, comunicata.

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Per questo l’antica spiritualità parlava di obbedienza “perinde ac cadaver”. Come un cadavere non è dalla sua volontà, ma dalla volontà di colui che lo muove, così dovrà essere per ogni uomo dinanzi alla divina Parola. Giuseppe ascolta la Parola che l’Angelo gli rivolge. Si desta dal sonno e fa quanto gli è stato chiesto. Non vi è in lui neanche un istante che separa l’ascolto dall’obbedienza. Lui neanche chiede all’Angelo. Ascolta e obbedisce. Il Signore ha parlato. Al Signore si obbedisce solamente.

È in questa obbedienza la salvezza del mondo. Anche la Vergine Maria ha obbedito con immediata obbedienza. La sua risposta – “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” – sia sempre anche la nostra.

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