Gesuiti – Commento al Vangelo del 2 Aprile 2019 – Gv 5, 1-16

È arrivato vicino alla Porta delle Pecore, l’unica porta consacrata, l’unica che porta verso il Tempio. È arrivato nella piscina, la piscina le cui acque possono guarirlo, da cui può ricominciare il suo cammino. La direzione è chiara, eppure si è fermato alla soglia, sotto un portico. Le forze lo hanno abbandonato e nessuno lo vuole aiutare.

Vede le persone tuffarsi tra le onde guaritrici, le vede continuare la vita e il cammino mentre lui sta fermo, in un limbo di debolezza, ormai invisibile agli altri, mentre impara a convivere con le sue ferite, impara a ignorarle e seppellirle sotto uno strato di apatia, di giustificazioni, impara a sopravvivere senza nessun altro e a dirsi che in fondo va bene così.

A un tratto però, un uomo arriva tra i portici, si guarda intorno tra i malati e vede lui, che era invisibile a tutti. Egli lo sceglie e mentre si avvicina i suoi occhi profondi lo scrutano, vedono tutto di lui. Gesù chiede: “Vuoi guarire?”. Questa sola domanda rimette in discussione la sua vita, la nostra vita. “Sei pronto a ricominciare? Sei pronto a lasciare una vita di sopravvivenza e a cominciare la vera vita? Sei pronto a lasciare le tue ferite?”. Non sa se è pronto, le onde della piscina ormai gli fanno paura, e il suo mondo è stato piccolo per così tanto tempo. Cosa potrebbe fare in un mondo così grande?

Di nuovo l’uomo dagli occhi profondi risponde alle domande che aveva fatto solo con il cuore: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. È il primo passo, quello che sembra il più ovvio, ma è l’unico che può portarlo oltre la soglia, è l’unico che può fare iniziare un cammino rimasto fermo per tanto tempo.

Non ho bisogno di tuffarmi in acque agitate o di fare qualcosa al di fuori delle mie forze. Ho bisogno solo che Gesù mi veda e mi ami. Il suo amore basta a darmi le forze per fare il primo passo.

Gloria Ruvolo

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano comme

Gv 5, 1-16
Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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