Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 11 Settembre 2022

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Iª lettura Es 32,7-11.13-14
dal Salmo 50
IIª lettura 1Tm 1,12-17
Vangelo Lc 15,1-32

La realtà e la gravità del peccato sembra essere il tema delle letture di cui oggi ci fa dono il Signore. Ci viene presentato anzitutto il peccato del popolo d’Israele, poi quello dell’apostolo e infine quello di tutti gli uomini. Il peccato è una realtà molto grave, ma non è senza rimedio. Il popolo d’Israele si è fatto un dio a proprio piacere, facile da seguire, e così ha abbandonato tutte le indicazioni sapienti dell’unico vero Dio. In tal modo il popolo rischia di ritenere di essere religioso, pur avendo abbandonato colui che li ha salvati dalla schiavitù egiziana e accompagnati alla libertà.

Questo peccato è tanto grave, che Dio decide di lasciare il popolo a se stesso, salvando solo Mosè, rimastogli fedele. Ma è proprio Mosè a intercedere per la salvezza: egli chiede a Dio di non ritirare le promesse fatte ai padri Abramo Isacco e Giacobbe. Mosè in tal modo dimostra di avere un cuore simile a quello del suo Dio! E Dio, grazie alla preghiera di Mosè e al ricordo delle proprie promesse, guarda ancora con benevolenza il popolo infedele!

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La benevolenza di Dio si è manifestata ancora inaspettatamente e in modo insuperabile nella vita di Paolo. Egli non solo rifiutava il Figlio di Dio bestemmiandolo, ma anche perseguitava la Chiesa. Dio ha avuto misericordia di lui, e in questo modo ha avuto misericordia di tutta la Chiesa e di tutto il mondo. La benevolenza usata verso di lui infatti diventa benedizione per tutti quelli che tramite lui ascoltano il vangelo. Il persecutore della Chiesa, diventando discepolo di Gesù, ha ricevuto da lui la missione di annunciare, con la vita e con la parola, che Gesù è venuto per i peccatori, per salvarli. Egli si ritiene il peggior peccatore, colui che ha maggiormente bisogno di salvezza.

E gli altri peccatori, chi sono? Ci sono davvero ancora dei peccatori in questo mondo? E Dio cosa pensa di loro e come li tratta?

A queste domande risponde Gesù con le sue parabole. Tutti gli uomini sono peccatori. Questo è ciò che vede Gesù. Non tutti sono peccatori allo stesso modo, ma tutti gli uomini accontentano se stessi e i propri interessi invece di contemplare il Padre e di impegnarsi ad accontentare il suo desiderio di accogliere tutti nel suo cuore, desiderio che è la vera gioia per noi.

C’è chi è peccatore perché si allontana da Dio e dalla comunione con lui, e c’è chi è peccatore pur restando apparentemente vicino a lui.

Tutti dovranno esaminarsi, tutti si confronteranno con l’amore del Padre. E io accolgo di essere amato da lui? Rispondo all’amore che egli ha per me? Partecipo all’amore che egli riversa sugli altri? Accetto che egli ami i miei fratelli?

Il figlio prodigo e suo fratello ci rappresentano tutti. Tutti abbiamo bisogno di fare ritorno alla casa e al cuore del Padre per poter vivere la gioia e diventare motivo di gioia. Tutti siamo peccatori, ma nessuno è talmente peccatore che non possa ritornare e non possa diventare la gioia di Dio!

Per quanto io o tu siamo peccatori, il Padre ci cerca come il pastore desidera ardentemente ritrovare la pecora smarrita, per far festa quando la ritrova. Noi però non siamo animali che seguono un istinto, noi abbiamo una volontà, e questa ha bisogno di umiliarsi per ritrovare la strada del ritorno. Noi abbiamo una memoria che ci dice che nella casa del Padre c’è pane e c’è affetto, libertà e comunione. Abbiamo una coscienza che ci dice che è colpa nostra, se abbiamo abbandonato l’amore del nostro Dio. Il Padre rispetta la nostra libertà e attende la nostra libera decisione. Ci aspetta con un cuore pronto a far festa, con le mani protese ad abbracciarci non appena ci vede ritornare.

Inoltre il Padre vuole che nessuno sia escluso né si senta escluso dalla sua festa. Purtroppo, come il figlio maggiore, c’è chi ha osservato le indicazioni date da Dio, ma non ha imparato da lui ad essere misericordioso verso chi ha bisogno di misericordia. Chi desidera essere per Dio un figlio, cercherà non solo di lavorare per lui, ma soprattutto di imparare il suo modo di essere, il suo modo di amare, il suo modo di essere Padre. Chi entra così nel cuore di Dio non è più peccatore, e inizia ad edificare il regno dei cieli.

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