don Vincenzo Leonardo Manuli – Commento al Vangelo del 2 Ottobre 2022

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Dio ci corteggia con i suoi doni, e la fede è un dono, fragile, che non cerca l’efficienza delle prestazioni, ma una fede in tensione, dove è sufficiente un granello per rinunciare a capire. La fede è come “un granellino trasportato dalla formichina”, per danzare in mezzo al fuoco, volare nell’aria, avere gli occhi lucenti nonostante le lacrime, vedere miracoli laddove non c’è nulla da sperare. Tre passi della fede: rinunciare, credere senza prove e attendere senza pretese.

Decidersi

Chi non attende una risposta da Dio? Non è per nulla facile la fede, è una scommessa diceva il filosofo Pascal, perché il primo passo è rinunciare all’atteggiamento che la fede sia un asservirsi di Dio. La fede come capacità di visione, che sa leggere la realtà nel suo divenire storico-salvifico, non è l’aver chiarezza sul presente ma un orientamento lungo, che traversa presente, passato e futuro, ha un tono umile e aperto, rimanendo ancorati saldamente in Dio. Perché i discepoli chiedono a Gesù l’aumento della fede? Saremmo portati a pensare che sia una questione di quantità, probabilmente perché misuriamo tutto, ma essi rimangono spiazzati dalla risposta di Gesù che pone come simbolo un granello di senape, per indicare la forza e la potenza di un piccolo seme. Può far questo la fede?

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Risorsa del credente

La fede è un dono, di lasciarsi afferrare dall’esperienza vitale in Dio che parla agli uomini, anche se non si vede direttamente il suo agire. Ecco il secondo passo, è proprio questa la fede, cioè credere quando tutto va al contrario, e non sembra esserci altra via di uscita nella domanda. Perché? 

Non tutto è scontato

La fede è un incontro, un dialogo esistenziale con un Tu, un paradosso che pone come visione un termine, e non assicura garanzie, è un’attesaimpotente, dove l’uomo si dibatte, perché la fede non è un potere, ma porre fine alla speranza di vedere la sua realizzazione. Il credente che si affida radicalmente a Dio, pur scosso dalle tempeste della storia, vive la fede arrendendosi, stando in piedi, resistendo e lasciando che Dio compia la sua opera.

Servi in-utili

L’ultimo e terzo passo è la fede come servizio, nella storia, nella chiesa, nella società, una fede che si fa senza ricompensa, anche davanti allo sconcerto del mondo, il credente non si pone al di sopra degli eventi, ma sta dentro, si scopre come uno povero, pieno di domande, in piedi, che non trova risposte, ma vive, e annuncia la fedeltà di Dio nonostante lo sbigottimento dell’ingiustizia, della violenza e dell’oppressione. La visione è a lungo termine: siamo servi che non cercano l’utile, senza pretese, ma attendono la logica di Dio, delle beatitudini, del magnificat che ribalta e rovescia perché si attui il suo regno.

Ricordo la frase di un teologo, “il credente è un ateo che ogni giorno si alza per ricominciare a credere”.

SIGNORE ACCRESCI LA MIA FEDE 

  • Che relazione vivo con Gesù? 
  • La fede è una risorsa che la ravvivo praticandola ogni giorno? 

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.


 

Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog

Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. []