don Matteo Bersani spiega il Libro di Geremia

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Il Libro di Geremia (ebraico ירמיהו, Yermihàu; greco Ιερεμίας, Ieremías; latino Ieremias) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica(Tanakh) e cristiana.

È scritto in ebraico[1] e, secondo l’ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudeanel V a.C., sulla base di oracoli precedenti attribuiti al profeta Geremia, attivo nel Regno di Giuda tra il 626-586 a.C. circa.

È composto da 52 capitoli e, oltre ai temi tipici dei profeti ebraici (fedeltà a Dio, disprezzo delle nazioni e degli idoli pagani), il tema specifico del libro è quello dell’invito alla sottomissione all’impero Babilonese, non seguito dal re Ioiakim e dalla classe dirigente e che portò alla deportazione e all’esilio di Babilonia. Dio, mediante Geremia, vuole annunciare al suo popolo la volontà che esso, scevro da ogni velleità di natura potente, sia un popolo fedele, completamente affidato alla sua paternità, sotto la quale possa vivere in armonia difendendo il diritto di tutti. Il decreto di Dio circa la fine del Regno di Giuda, è proprio finalizzato all’adempimento di questo messaggio: la creazione, nel seno di Babilonia, di una comunità che, sottomessa al giudizio del Padre, possa svilupparsi nella continua ricerca del benessere di tutti. La deportazione farà ciò, facendo interiorizzare ai superstiti l’esperienza salvifica del Dio che li condusse fuori dalla schiavitù egiziana. A questo punto l’escatologia e il messianismo prendono il sopravvento: si annunzia la fine della mediazione gerarchica tra Dio e gli uomini, la consacrazione di persone che collaboreranno col Signore alla guida del popolo e la totale realizzazione dell’Alleanza nella Gerusalemme Celeste. [Wikipedia]