don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 14 Aprile 2022

1228

“Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

Non si può entrare nel Triduo Santo senza comprendere con quale amore siamo amati.

L’amore di Gesù non è solo amore, ma è amore sino alla fine. È amore anche quando non conviene. È amore quando tutti scappano via. È amore nonostante tutto. Ed è proprio la memoria di questo amore fino alla fine che ci fa entrare nelle ore della Passione. E per non lasciare niente fuori, Gesù parte dai piedi:

- Pubblicità -

“si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto”.

Gesù parte ad amarci dalla parte più sconveniente di noi. Egli non inizia ad amare i nostri pregi, i nostri talenti, le nostre capacità.

Egli invece parte dalle nostre zone d’ombra; ama a partire da ciò che non conviene di noi. Ed è lì che trova le nostre resistenze:

- Pubblicità -

“Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!»”.

Ma non si può capire niente di Gesù finchè non gli si permette di amarci nella nostra miseria:

“Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!»”.

Quando abbiamo capito che è l’esperienza della Sua misericordia la cosa più importante, allora vorremmo esporre tutto di noi a quell’esperienza.

“Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva”.

Ma pur sapendo chi lo tradiva, lavò i piedi anche a lui. Gesù in quest’ultima sera della Sua vita si mette in ginocchio davanti ai suoi discepoli. Si inginocchia davanti a tutti, anche davanti a Giuda.

Ama contro ogni speranza.

Commento del 18 aprile 2019

NUOVO COMMENTO DA FACEBOOK

La liturgia del crisma il mattino del giovedì santo, e il vino dell’ultima cena della messa vespertina ci riportano alla mente i due medicamenti che usa il buon Samaritano nel racconto che ne fa Gesù nel Vangelo di Luca. È l’olio della consolazione e il vino della gioia. È bello pensare che il giovedì santo sia l’esplicitazione della misericordia.

Gesù istituisce il sacerdozio perché venga prolungata nella storia la misericordia del buon Samaritano che a differenza degli altri vede, si ferma, si fa prossimo, prende in braccio, conduce alla locanda, paga di persona. Ma il vero miracolo è l’eucarestia. Essa non è solo la Sua presenza reale, è anche ciò che più di ogni altro sacramento ci fa diventare Egli stesso. Se il sacerdozio è continuare a versare l’olio e il vino sulle ferite dell’umanità, l’eucarestia invece trasforma chiunque la celebri e la mangi in Cristo stesso.

Ed è così che misteriosamente la Sua presenza reale si prolunga anche in chi prende parte di quel pane e di quel vino, di quel corpo e di quel sangue. Ma non è un gesto magico. Anche Giuda infatti si accosta a quel mistero, ma la postura del suo cuore è completamente rivolta al male, così quell’intimità pazzesca con Gesù toglie il velo della sua malizia e il buio lo acceca completamente.

È importante allora domandarci con che cuore vogliamo vivere la liturgia di questo giovedì santo. In che modo vogliamo stare alla sua tavola, e poi in quel giardino di ulivi tanto caro a Lui.


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
PAGINA FACEBOOK
FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€