don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 1 Aprile 2019 – Gv 4, 43-54

C’è una condizione affinché i miracoli accadano, e accadano soprattutto con un senso: la fede. Essa è la condizione di ogni miracolo. Gesù molto spesso domanda la fede alla gente che gli chiede di essere aiutata in qualcuna delle fatiche della vita, dove non è più possibile nulla. Ma per quanto cerchiamo di capire come funziona un miracolo, dobbiamo stare molto attenti a non credere che sia frutto di una qualche tecnica. È un mistero che si spiega solo con l’accoglienza.

Nel vangelo di oggi c’è un papà disperato. Il figlio sta morendo, e cerca disperatamente Gesù perché lo salvi in extremis: «Si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. Ma il funzionario del re insistette: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Gesù gli risponde: “Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino». La scena è molto semplice ma allo stesso tempo molto significativa. Un uomo cerca Gesù e gli domanda un miracolo. Gesù risponde a quest’uomo dicendo che c’è troppa dipendenza dei segni.

Quell’uomo insiste, quasi a voler dire che non cerca un segno, ma solo che suo figlio si salvi. Gesù gli dice di tornare a casa perché il figlio è guarito. Quest’uomo senza nessuna rassicurazione esterna, senza nessun segno esteriore, si fida di Gesù e se ne torna a casa. Ma proprio mentre sta tornando «gli vennero incontro i servi a dirgli: “Tuo figlio vive!”.

S’informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: “Ieri, un’ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato”. Il padre riconobbe che proprio in quell’ora Gesù gli aveva detto: “Tuo figlio vive” e credette lui con tutta la sua famiglia». Aveva cercato Gesù per disperazione, e ora si ritrova con la fede. Che bella questa pagina del Vangelo, ci dice che possiamo pregare Gesù anche quando pensiamo di non avere fede e siamo solo disperati. Forse alla fine di quella preghiera ci ritroveremo credenti e non semplicemente esauditi.

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Vangelo del giorno

Gv 4, 43-54
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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