Stacchiamoci dagli idoli per sperimentare l’autentica libertà in Cristo
La conclusione dell’anno liturgico ha il suo compimento nella solennità di Cristo Re dell’universo. È il momento della ricapitolazione di tutto il creato in Lui e si giunge alla conclusione che Egli è a capo di tutto. Il tempo liturgico inizia con l’Avvento e l’annuncio di come Gesù sia generato e si conclude con la solennità di questa domenica, affermando la verità su chi Egli sia: Alfa e Omega. Da un cibo proibito nel giardino dell’Eden, a causa del quale Adamo sprofonderà , a un cibo benedetto – il pane eucaristico, il nuovo Adamo – che permetterà all’uomo di recuperare nuovamente la dignità perduta.
Affermare che Cristo è Re dell’universo significa proclamare a chi spetta la signoria su tutto ciò che ci riguarda. Quasi tutti i problemi dell’uomo, di fatto, hanno origine dal perseguimento di regalità fasulle conferite a persone, cose o progetti che di regale non hanno nulla: sono tutti i nostri idoli a cui abbiamo dato un titolo regale, da cui attendevamo la felicità tanto desiderata, a cui ci siamo prostrati, consegnando ad essi la nostra dignità di figli di Dio ed elemosinando quella vita piena che, in realtà , si allontanava sempre di più; idoli che abbiamo servito rinunciando alle cose veramente importanti della vita, quelle che non si possono acquistare col denaro, perdendole per sempre, come può essere il tempo da dedicare a chi ci amava, impiegato diversamente appresso agli dei di pietra che non sentono e non parlano (cfr. Sal 114,5-6).
«Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità » (Gv 18,37): è la verità su ciò che conta e cosa no; su ciò che ha valore e ciò che non ne ha; su cosa ha il potere di riempire la vita e il cuore dell’uomo e cosa non ce l’ha. Accogliere questa verità porta immediatamente a sperimentare la libertà . È libero chi non ha capi sopra di sé, tiranni che impongono il loro ritmo, il loro stile di vita e le loro angosce.
È un grande vantaggio e sollievo per l’uomo sapere che sia Cristo il vero Re dell’universo, perché Egli è l’unico sovrano che altro non desidera se non condividere la sua regalità con chi lo accoglie. Unico fra tutti i re del mondo che, pur di non cedere brandelli di regalità , sopprimono tutto ciò che hanno attorno. Cristo è l’unico re autentico, che ha una regalità vera da condividere con ognuno di noi.
Il brano di vangelo sembra il meno adatto per proclamare questa regalità , ossia un Gesù imputato, additato come malfattore e condannato. Invece è perfetto per mostrare che proprio nel buio è necessario essere re. Pilato, da inquisitore, diventa interrogato, perché ha cominciato a porre le domande giuste: Gesù, infatti, sino a quel momento aveva taciuto. La domanda giusta da fargli è chiedergli se Egli sia re. Facciamogliela, perché Cristo non vede l’ora di rispondere in modo affermativo; ma soprattutto non vede l’ora di renderci Re, se gli permettiamo di venire a dimorare presso di noi con il Padre (cfr. Gv 14,23).
La vita si può affrontare da schiavi, impauriti e mediocri; oppure da re, sempre in piedi anche quando si viene spezzati. E la vita sa spezzare anche il più forte. Con Gesù nel cuore la sua regalità diventa anche la nostra ed è visibile sui volti e nelle vite di tutti i Santi, la cui santità si è realizzata nel rivestire la propria povertà della regalità di Cristo.
Il potere dei re del mondo si limita a dare la morte; il potere dell’unico vero re è dare la vita, quella che non finisce mai.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli