don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 18 Settembre 2022

Gesù loda l’amministratore disonesto?

«Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza». Se isoliamo queste parole dal loro contesto è difficile credere che siano contenute nel vangelo e che siano state pronunciate da Gesù! 

Collochiamole, perciò, nel loro contesto. 

Prima di tutto, si tratta di una parabola, non di parole che Gesù ha pronunciato in riferimento alla vita reale. La parabola è un espediente narrativo per comunicare una verità e per indurre gli interlocutori a prendere posizione, a scegliere se servire il Signore oppure gli idoli di questo mondo.  È sempre un errore “allegorizzareuna parabola, cioè creare un’associazione diretta tra le sue singole parti e la vita reale. Ad esempio, sarebbe un errore madornale ritenere che Gesù lodi l’amministratore disonesto ed esalti la menzogna per il fatto che è ciò che fa “il padrone” della parabola! La chiave per comprendere in modo corretto queste parole è un’interpretazione adeguata che deve tener conto della collocazione redazionale del testo. Lo troviamo subito dopo le tre parabole della misericordia e prima di alcuni brani che riguardano il pericolo della ricchezza e l’importanza di condividerla con chi è povero.

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Gesù vuole farci capire che la ricchezza più grande, quella che conta davanti a Dio, e per la quale potremo essere “accolti nelle dimore eterne” del Cielo è avere un cuore ricco misericordia, pronto a rimettere i debiti. Gesù non ci invita a mentire e a rubare ma a “rimettere i debiti”, cioè a perdonare a coloro che ci hanno fatto del male e verso cui quindi riteniamo di avere dei “crediti” di giustizia. I barili d’olio, le ricevute, le figure dei creditori e dell’amministratore non son altro che elementi narrativi con cui il Signore ci vuole dire che nella scala dei valori umani l’amicizia e la comunione con i fratelli, soprattutto con i più poveri, dovrebbero occupare il primo posto.

È “scaltro”, cioè saggio e intelligente, chi sa rinunciare alle proprie “ragioni”, alla pretesa di essere nel giusto ed è disposto anche a perdere i beni materiali che gli spettano per diritto, pur di “guadagnare il fratello” (Cfr. Mt 18,15). Siamo scaltri e lungimiranti se – come scrive san Paolo – sappiamo farci “deboli”, cioè umili e sottomessi, pur di guadagnare coloro che sono spiritualmente “deboli” (cfr. 1Cor 9,22). 

Chi di noi può dire di non avere contratto debiti d’amore e di gratitudine verso Dio e i fratelli? Vogliamo che ci siano rimessi? Rimettiamo allora ogni debito ai nostri debitori, a coloro che ci hanno deluso e ferito, e saremo lodati e benedetti da Dio, Signore nostro!

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