Dite agli smarriti di cuore. La buona novella del Dio sconosciuto

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Un libro rivolto a chi ha smarrito il suo rapporto con Dio e non sa come ritrovarlo, a chi per la sua sete cerca acqua in luoghi sbagliati, a chi si è allontanato dall’istituzione religiosa perché lì non riesce a “connettersi” con Dio?

Nella prima parte viene proposta una riflessione sulla situazione attuale dell’evangelizzazione in Italia, sui nodi e sul perché “ancora non ci siamo”.

La seconda si fa annuncio di quel Dio rivelato da Gesù di Nazaret e che incontriamo nei Vangeli, mentre la terza parte del libro offre un accompagnamento personale a partire da tre “luoghi” abitati da Gesù: la Parola, l’eucarestia, i poveri.

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Dalla presentazione

Caro amico lettore,
hai scelto di acquistare questo libro o ti è stato donato, poco importa. Il fatto è che tu, attraverso queste pagine puoi entrare in contatto con me, possiamo scambiarci desideri e sogni, perplessità e convinzioni, gioie e speranze riguardo alla buona novella di Cristo Gesù, rivelatore di Dio Padre. In questo pezzo di strada che faremo insieme, ti accorgerai che i miei sono pensieri «ad alta voce», maturati nel mio quotidiano, a contatto con la storia e la
vita di tanta gente, storie fatte di carne e di cielo. È lì che si nasconde il Mistero. T’invito dunque ad accompagnarmi in questo cammino condividendo la speranza che ci abita. Le mie riflessioni prendono spunto dalla grande «crisi» che stiamo attraversando.

L’inghippo non è nell’economia tout court, ma in uno sgretolamento del nocciolo duro su cui si poggia la vita di un uomo, di un popolo, di una nazione: la radice cristiana sorgente di cultura, valori, storia, senso di vita, umanità. Abbiamo da poco celebrato l’Anno della fede e ricordato i cinquant’anni dell’apertura del concilio Vaticano II. Questo mio lavoro, vuole essere un modesto contributo su che cosa può significare, incontrare il Dio di Gesù di
Nazaret, nella nostra era postcristiana, annunciarlo vivo e operante in mezzo a noi, nostro contemporaneo e, se è ancora possibile e conveniente «impastare» la nostra vita, il nostro quotidiano, di lui. Non è un lavoro teologico né per addetti ai lavori, ma per la gente comune, per chi si dice credente, ma non è praticante, per chi è battezzato, ma si professa non credente, per chi è in ricerca di Dio, per chi si sente smarrito (ne incontro tanti), per i «praticanti», per gli habitués delle parrocchie, per chi in chiesa non ci va mai, per chi non crede che ci sia bisogno di una «religione» nella vita. L’icona evangelica che mi ha suggerito l’impostazione del libro è Emmaus, che leggerò in filigrana, in particolare il volto e il cuore smarrito dei discepoli che avevano creduto in Gesù e che, invece, la sua morte ha disorientatati, smarriti, e che se ne ritornano alla loro vita di sempre, senza speranze, con tanta delusione dentro. È anche la fotografia un po’ sbiadita ma autentica della nostra attuale situazione culturale, sociale, politica, ecclesiale. Molti di noi camminano stanchi, le spalle abbassate, arrabbiati, delusi, con un dolore sordo dentro il cuore.

Lo dico anche dei «credenti», smarriti di fronte ai «fatti» che stanno turbando la coscienza dei figli della chiesa. Di fronte a questo smarrimento la prima domanda che ci facciamo è: ma vale proprio la pena credere ancora in Dio, che sembra essere assente proprio ora che abbiamo bisogno di lui in modo particolare per raddrizzare la barca? Il libro non ha la pretesa di rispondere a questa domanda, ma vuole entrare in questa ricerca di ragioni per vivere e offrire soltanto una piccola luce che rischiari l’orizzonte indicando un percorso interiore personale ma anche ecclesiale, che possa farci uscire dall’impasse. La prima parte del libro è una riflessione a «voce alta» sulla situazione attuale dell’evangelizzazione in Italia, cioè dell’annuncio di Cristo, della situazione della fede, dei nodi e del perché a mio avviso, «ancora non ci siamo». La seconda parte, traccia in punta di piedi, la silhouette di quel Dio rivelatoci da Gesù di Nazaret e che i Vangeli e il Nuovo Testamento ci consegnano e sul quale vale ancora la pena scommettere.

La terza parte vuole essere un «aiuto» personale a «ripartire» centrandosi sui tre «luoghi» in cui Gesù ha voluto abitare sino alla fine dei tempi: la Parola, l’eucaristia, i poveri. In questi tre «luoghi», ciascuno di noi, può cercare l’incontro e lasciarsi raggiungere da un Dio che consideriamo ancora lontano e invece è molto vicino a noi, perché è dentro di noi. E, se lo facciamo in tanti, iniziamo a cambiare quel volto di chiesa che non ci piace, perché sentiamo lontano da quella che Gesù ha voluto e fondato. Ne vale la pena? La mia esperienza di ascolto di tanta gente nel Consultorio familiare di cui sono stata responsabile per anni, di formazione umana e spirituale per giovani, adulti, famiglie, consacrati, di condivisione con la vita degli «esclusi», e negli ultimi anni di evangelizzazione a tempo pieno, mi dice di sì, mi ha convinto che è possibile scommettere ancora sull’annuncio di un Dio che è per l’uomo, per la sua felicità.

Un pezzo di strada insieme attraverso queste pagine, caro lettore, dove potrai confrontare le tue ragioni di vita, di senso, di fede, e sentirti libero di accogliere i modesti suggerimenti che propongo per un percorso personale, sereno, alternativo, ma veramente evangelico alla scoperta del Dio sconosciuto. Proviamoci, allora.

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