Iniziazione cristiana con il cinema: Asino vola

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Asino vola – Regia di Marcello Fonte, Paolo Tripodi Italia | 2015 | 74’ (disponibile gratuitamente sul sito raiplay.it)

I talenti

Asino vola è un film proprio bello e sincero che in soli ottanta minuti riesce a raccontare in un tempo storico un po’ sospeso che cos’è l’infanzia in tutta la sua misteriosa essenza e quanto si esprima nella sua grandezza in qualsiasi famiglia. Succede in quella di Maurizio e anche nelle più sgangherate, indigenti, senza titoli… Verrebbe da dire che nell’infanzia abbiamo la certezza che Dio nella sua benevolenza non si dimentica di nessuno di noi, ci consegna “talenti”che potranno condurci saldi lungo la vita. Non tanto per una realizzazione di efficienza o di successo, come verrebbe subito da pensare oggi, ma nel saper “tenere a bada” proprio noi stessi, capolavori imperfetti bisognosi di equilibrio.

E così è Maurizio che deve tenere in armonia la gallina e l’asino che convivono dentro di lui. È già perché dentro di noi vivono cose tremendamente diverse

– e anche tremende! – che a turno si agitano. La gallina è icona rappresentativa di tutto quel mondo destabilizzante di rabbia, mestizia, presagio di bufere e conflitti e l’asino è segno di quella temperanza mista a prudenza – le belle e faticose virtù cardinali – che ci consentono di non soccombere alle nostre turbolenze e alle sfide di ogni giornata. Asino vola ci mostra che forse da adulti potremo essere in grado di recintare la nostra gallina, ma il lavoro “sporco” e costruttivo si fa nella crescita convivendo a giorni alterni con ciascuno di questi animali ed entrando in confidenza con noi stessi.

Dopo la visione, con calma anche nei giorni a venire senza mettersi in modo troppo stucchevole a parlarne subito, possiamo sollecitare i nostri figli a cogliere alcune sottigliezze del film e soprattutto di questi due animali parlanti molto divertenti che marcano stretto Maurizio.

L’asino Mosè

A lui Maurizio confida i suoi segreti come quello della musica.

Ancora a lui piacciono i libri dove scopre un sacco di cose e cita perfino i filosofi. Sussurra le cose giuste da fare a Maurizio che non sono sempre quelle più facili. E il suo nome Mosé, un vero indizio, ci ricorda proprio la guida del popolo ebraico: seguirlo per Maurizio è assecondare la parte costruttiva di sé che si può trovare come Maurizio anche negli scarti di una fiumara. Quella parte che saprà vivere gli esodi della vita, i passaggi più faticosi. È interessante far emergere quali personaggi del film hanno allenato la parte di Mosé dentro di loro.

La gallina N’ Giulina

E instancabile nel suo interpellare paure e sfortune, fantasmi che tutti possiamo avere. Non manca nemmeno al suo primo concerto da direttore e cerca di destabilizzarlo. È quella parte che vorrebbe vedere tutto nero e che smonta la tensione costruttiva che viene da Mosé. Di N’ Giulina non ci può proprio liberare facilmente, anche perché la rabbia monta facilmente in ciascuno di noi e lei lo sa bene e per questo cerca di incendiarci. La gallina corteggia anche sentimenti come gelosia, possesso e altre emozioni per niente generose. La vediamo prevalere anche nel padre del maestro di musica quando non vuole assolutamente prestare il suo strumento. Tutti dobbiamo fare i conti con la nostra N’ Giulina.

Questo film può aiutarci a comprendere una parabola molto famosa ma non di così facile accesso. Ricordate la “parabola dei talenti”? Quella che non ha per niente un happy end… Quella che ogni volta che la sentiamo, ci viene l’ansia di essere proprio noi il terzo servo fannullone? Ecco, mettiamo da parte questo timore e pensiamo a quanto Maurizio possa essere proprio quel servo che aveva solo un talento e, senza mai perdersi d’animo anche piombando a volte nella rabbia e nella tristezza, l’ha fatto fruttare cercando la bellezza creatrice nella sua vita. Accettando, inoltre, che pure la gallina in qualche modo abbia concorso a mettere in “banca” quell’unico talento. Gesù ci invita a non crogiolarci nelle nostre povertà o nei rifiuti che ci arrivano come uno schiaffo, ma ad essere virtuosi qualunque sia il dono che la nostra vita rappresenta. A non sprecarla: in questo Maurizio sopra quel palco come direttore d’orchestra è davvero magistrale! Il consiglio è di raccontare voi come genitori, magari attorno ad una bella torta o a quel che passa il convento, questa parabola svelando passo passo le consonanze con il film qui appena anticipate e tutte quelle che voi sarete in grado di cogliere. Avete di certo occhi, e cuore, buoni!

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. (Vangelo di Matteo 25,14-30)

E per concludere di tornare spesso, di fronte alla crisi che non manca mai in famiglia tra genitori e figli, a sollecitare l’ascolto della gallina e dell’asino. Fanno rumori diversi e producono effetti diversi. Tutti abbiamo diritto di far volare il nostro asino! E Gesù è con noi per aiutarci in questa strada di senso.

Scheda (qui in PDF) a cura di Arianna Prevedello Responsabile area pastorale ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) www.saledellacomunita.it