Commento al Vangelo di domenica 26 marzo 2017 – don Marco Pozza

Quelli che “ci penserà Dio a punirti!” Che vadano all’inferno!

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don Marco Pozza

Cani che Gli stanno alle calcagna, con le bave alla bocca. Ossessionati da una Legge che, stando a quello che accade negli ultimi giorni, non è più capace di garantire la felicità del cuore.

Vogliono i miracoli a tutti i costi. Pure i discepoli – quanto dev’essere stato frustrante, al Cristo, che anche gli amici fidati fossero così duri di cuore – vogliono tutelarsi dal soffrire. Vedono un malato, per loro è tutto chiaro: «Chi ha peccato perchè sia nato cieco: lui o i suoi genitori?».

Questi sono pazzi: “Se non preghi, Dio non t’aiuta. Chiedigli subito scusa, altrimenti ti punirà”. Ti farà nascere cieco: qualcuno s’è mai chiesto che gusto ci provi Dio a battere nel fisico un uomo come fosse un foresto che non è del casato? Era già stato scritto: «Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo» (Sap 2,24)

Gli amici non capiscono, i nemici s’accaniscono perchè han capito molto bene: la loro presunta-verginità sta per essere chiamata prostituzione-intellettuale. Per questo vanno matti per i miracoli: per distrarsi dal loro perpetuo incontrare Dio nelle carte-bollate della Legge. «Nè lui ha peccato né i suoi genitori». “Siete tutti fulminati anche solo a pensare questo!” A Lui, d’essere il loro giocattolo, non gl’importa: nulla lo imbestialisce più degli applausi per i miracoli, «come l’artista urtato dalle lodi che si prodigano ai suoi abbozzi, lui che custodisce nel proprio cuore l’opera ignota al mondo» (F. Mauriac).

Incapaci di vedere nei miracoli l’accendersi del Regno. Il miracolo è un abbozzo, il gioiello è la certezza che Dio è all’opera; tocca, si lascia toccare, è amante e amore. S’infuriano gli altri: «Quest’uomo non viene da Dio, perchè non osserva il sabato». Tutto quel trambusto, per un gesto d’amore: «(Gesù) vide un uomo cieco dalla nascita» Lo vide cieco, sognò per lui la vista: «Và a lavarti nella piscina di Siloe».

Dio sogna che nessuna casa resti scarsa di festa. Detto-fatto: «Andò, si lavò, tornò che ci vedeva». C’è qualcosa di più bello di vedere carne-che-spurgava risanata? D’aver ritrovato il figlio-perso? Pare di sì: anche stavolta viene prima il sabato dell’uomo, il catechismo vale più d’avere incontrato Dio. Riverirlo è ciò che conta per l’uomo. D’essere-amato sogna Dio. “Non distraetevi con il bozzetto, fissatevi sull’opera d’arte”: «E’ perchè in lui siano manifestate le opere di Dio».

Non ha colpa. Dunque lo guarisce: perchè s’accorgano dello sbarco di Dio sulla terra. No, non può essere Amore: ha rotto il sabato, dunque è un emerito peccatore. Lo dicono loro, i pipistrelli-di-sacrestia. Gli altri – i guastati di Dio – non gl’importa nemmeno sapere chi fosse, figurarsi se importa che giorno era. Ciò che conta è che il dramma si sia mutato in danza: «Mi ha messo del fango negli occhi, mi sono lavato e ci vedo».

Risponde come una colomba che si è poggiata sul limitare di una tana, della tana delle volpi. “Dite che quello è un peccatore? Non lo so, che m’importa, cosa cambia? Ricordo solo che prima ero cieco, adesso ci vedo. Punto. Che me ne faccio dei vostri ragionamenti. Io sono in festa” Non c’è nulla che faccia rabbrividire come l’accorgersi che il vicino è in festa quando il proprio cuore è nell’astio. A forza di dire cose-scontate, son pure loro scontati nel risolvere la questione: «Lo cacciarono fuori». Sempre così: ciò che disturba và spostato. Se a romperci è l’Amore, che vada a vivere all’estero.

Fuori-città lo cacciano: «Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori». Fuori-città – mica per rivalsa, solo per tenere le cose bene in ordine – Dio gli prenota il colloquio: «Credi, tu, nel Figlio dell’Uomo». Per troppa gioia non immaginava esistesse una luce ancor più grande di quella del sole: per uno ch’è nato cieco, vedere il sole pare essere tutto. Eppure, stavolta, non è ancora saziato: «E chi è, Signore, perché io creda in Lui?»

Sempre così: dopo essere stati guariti, non si è mai sazi d’andare alla ricerca di ciò che è meglio per noi, di chi è meglio per noi. Il sole, al confronto, è un puntino giallo: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Era cieco, ma aveva le idee chiare: sognava carta-e-penna per scrivere lui ciò che percepiva nelle pupille: che sole, d’ora innanzi, andrà scritto maiuscolo. Dio è il suo Sole.

Gli altri, i preti, sono ancora lì a parlare di sabato, di peccato.

don Marco Pozza

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