Commento al Vangelo di domenica 26 febbraio 2017 – don Marco Pozza

Tutto-mio o tutto-suo. L’incapacità di Cristo a spartirsi il cuore

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don Marco Pozza

Parlava così perché non voleva affatto che alcuno Gli andasse dietro con occhi chiusi, ma che ciascuno che tentasse di stargli alle calcagna prima facesse bene i conti coi costi dell’impresa, sopratutto se gli convenisse tentarla.

Maneggiava parole feroci, con accenti ferrosi, prospettive rudi: «Nessuno può servire due padroni, perchè o odierà uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro». Anche con parole affettuose, di cura, d’intenzione: «Non preoccupatevi. Il Padre vostro sa che ne avete bisogno». Il Regno è materia per gente che sappia dove voler andare: o si sa perchè si vive – come annotava il romanziere A. Checov – oppure la vita è uno scherzo idiota. Nessun idiotismo in ciò che Cristo ha in serbo per l’uomo: “Puoi essere di più di quanto tu possa immaginare. Puoi addirittura diventare figlio di Dio”. A volerlo!

Tutto potranno rinfacciare a Cristo, tutto un giorno gli rinfacceranno: la Croce sarà la summa di ciò che il mondo poteva rinfacciargli. Sarà il massimo della risposta che Dio poteva proporre come risposta agli insulti: “Fà nulla, tornerete a voltare lo sguardo verso di me”. Dio ha coraggio: il suo amore chiede l’esclusiva, non si potrà firmare doppia-appartenenza. Vuole che io gli dica “Sei l’unico amore della mia vita”. Poi, se lo seguo, capisco il perchè: nel suo cuore, nemmeno io sarò mai relativo a nessun altro. Non mi spartirà con nessun altro. Una notizia-bomba: io, l’ultimo arrivato, sono stato scelto come suo collaboratore. Un socio.

Prima di partire, dunque, sarà necessario decidersi da che parte stare: con Lui o contro, con l’altro. Quell’altro che, per scompigliare le carte, sembra avere sempre le carte migliori in tasca da giocarsi: “Diventerai come Dio, dammi retta. E’ geloso della tua felicità: ti pare affidabile uno così?” Preoccupati, dunque: di allargare il granaio, di procurati amici a destra-e-manca, di tendere lo sguardo a chi, del tuo cuore, vorrebbe fare un capanna. Lucifero è un imprenditore: parla terra-terra, gratta la pancia colpendola, non dice nulla di diverso da ciò che tutti vanno dicendo: in fin dei conti, preoccuparsi di ciò che si mangerà domani pare essere una domanda che è patrimonio di ciascuno.

Senza cibo, quella sera, Lui stesso si mise di traverso a moltiplicare pani e pesci perché la gente riuscisse a tenere sveglio il cuore sul Regno. Dov’è, dunque, l’attrattiva temeraria che fece di Cristo uno spericolato equilibrista quaggiù? Sempre al solito posto, cucita su quella che era la speranza più profonda del popolo d’Israele: stare crogiolati nel sorriso di Dio. Diventato carne-e-ossa in Gesù di Nazareth, quel sorriso diventa l’incrocio della scelta, quella da novanta. Quella che fa di un uomo un possibile re o un eventuale schiavo alla mercè del truffaldino.

«Non preoccupatevi per la vostra vita (…) Non preoccupatevi dicendo. “Che cosa mangeremo” (…) Non preoccupatevi del domani». Qualcuno, giacché c’è sempre qualcuno a cui piace confondere l’amore con il farsi compagnia, non tarderà a dire che una pacchia così non s’era mai fatta vedere prima di Cristo: “Approfittatene, gente. Correte”. Il fatto serio è che è proprio tutto il contrario: tu non ti preoccupare per te. Datti da fare per l’altro. Nel frattempo t’accorgerai che io, il tuo Dio, mi sto prendendo cura di te. Han ragione: è un modo di lavorare-la-terra che non s’era mai visto.

Chi cerca alla fine troverà: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». C’è già tutto ciò di cui il mondo necessita: non resta che andarlo a cercare, dargli aria, aprirgli la strada come brace sotto la cenere. Cercare è il contrario di riposare, a patto che il riposo non sia l’approdo dell’essere alla ricerca di Dio. La verità, nei Vangeli, è una presenza: impossibile trattenerla più dell’attimo nel quale si concede. Stare in sua compagnia è starle-in-perpetua-ricerca: il trucco è quello di concedersi cammin facendo all’uomo. Che ritrovi a poco a poco il meglio di se’: il resto «vi sarà dato in aggiunta».

E’ il guadagno inimmaginabile della speranza cristiana: non la convinzione che tutto andrà bene, ma la certezza che, comunque vada a finire, c’è un senso che abita in ogni cosa. Qualcuno non l’accetterà mai: nel gioco delle libertà ci sta anche questo. La dittatura è sempre stato il governo degli incapaci.

don Marco Pozza

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