Commento al Vangelo del 26 febbraio 2017 – Congregazione per il Clero

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VIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Per una maggior comprensione del brano di oggi conviene ricordare qualche versetto che precede il nostro testo: “La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso”.

La parola cattivo, in greco poneros, infatti, è una parola di significato complesso. Indica uno sguardo mosso da un desiderio per sé, il desiderio di prendere. Non vede le cose libere, ma le vorrebbe in riferimento a sé. Non riesce a vedere le cose in relazione agli altri.

Tanto che in Mc 7,22, troviamo la stessa in termini invidia, cupidigia. Allora se uno viene mosso dal desiderio per sé, è chiaro che si ha un atteggiamento simile verso ciò che si vuole possedere. In questo sta l’assurdo del desiderio di possedere per sé. Si diventa servi di ciò che si vuole possedere.

E noi evidentemente abbiamo tale rapporto verso le cose e, anche se leggermente camuffato, anche verso gli altri e persino verso Dio. Un rapporto religioso, ma di una religione servile che conta di attirarsi la benevolenza di Dio. Alla fine succede come con il figlio maggiore di Lc 15. È servile e perciò accusa il Padre che non gli ha dato niente, neanche un capretto per divertirsi con gli amici.

Il servilismo religioso arriva a un bivio e, normalmente, si sceglie mammona che almeno rappresenta una certezza immediata, molto più rassicurante di una servile obbedienza religiosa.

Accade un po’ ciò che è accaduto con il moralismo spiritualista, che con una facilità impressionante è passato al consumismo e materialismo pratico. Il crollo di un certo cristianesimo è proprio espressione di un atteggiamento religioso di fondo sbagliato. Infatti Cristo già prima di questo brano ha insegnato che il nostro rapporto vero e orante è quello dei figli che chiamano nella preghiera Dio Padre. Noi siamo figli e non servi.

Quando poi Cristo parla del mangiare, del bere e del vestito non dice di non occuparsi di queste cose. Ma ripete più volte di non preoccuparsi e affannarsi. Fa l’esempio dei figli e degli uccelli di cui si prende cura il nostro Padre che è nei cieli.

Se il Padre si occupa di loro, tanto più si occuperà di noi che siamo suoi figli. Cristo dunque ci invita a prendere sul serio la nostra vera identità di figli del Padre celeste e affrontare la vita, anche quella legata alla terra, ai bisogni immediati, in una piena fiducia in Dio Padre.

Se Lui ci ha dato in partecipazione la sua stessa vita per essere veramente figli, se fa persino vivere le piante, gli uccelli e tutto il creato, allora certamente non ci farà perire. Dice Cabasilas che Dio non comunica all’uomo un bene qualunque, riservando presso di sé la maggior parte dei beni, ma riversa tutta la pienezza della divinità, l’intera ricchezza della sua natura.

Se siamo davvero figli, allora, per noi vale che tutto ciò che è del Padre è anche nostro. Quanto è triste vedere il cristiano che non gusta la libertà dei figli nell’amore del Padre.

E quanto è festoso trovare i cristiani che gioiscono della relazione filiale e vivono di giorno in giorno soprattutto cercando il Volto del Figlio che rivela il Padre, cioè il Regno di Dio. 

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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VIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 6,24-34
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 26 Febbraio – 04 Marzo 2017
  • Tempo Ordinario VIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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