Commento al Vangelo del 20 agosto 2017 – don Giovanni Berti – Gioba

Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Berti 

niente briciole per il prossimo

 

Straniera, pagana, donna… Davvero questa donna senza nome che avvicina il maestro ebreo Gesù non ha alcun titolo per poter presentare la sua richiesta ed essere ascoltata.

E il comportamento di Gesù sembra confermare tutto questo. Gesù come maestro e guaritore ebreo è lì solo per un gruppo ristretto di persone degne di essere ascoltate ed esaudite. È lì solo per chi fa parte del popolo eletto e solo per chi appartiene alla tradizione religiosa di Israele. Almeno così sembra…

L’intervento dei discepoli non è mosso dalla carità ma dal desiderio di eliminare un fastidio. L’invito fatto a Gesù di esaudire la donna è solo perché la possa allontanare e perché smetta di dare fastidio.

Mi vengono in mente tutte quelle volte quando qualcuno di straniero mi avvicina per strada o suona al campanello della canonica per chiedere un aiuto. Non nascondo il senso di disagio e fastidio. Non è mai bello essere avvicinati improvvisamente da qualcuno che ti chiede un aiuto economico, e magari insiste e diventa molesto. Se poi pensiamo questa cosa a livello più grande mi viene da pensare a tutto il movimento migratorio che sta mettendo a dura prova la convivenza in Europa. Non possiamo nascondere che siamo tutti infastiditi da questi sbarchi di migranti provenienti da zone di guerra e povertà (sono realtà mai totalmente separabili, perché la guerra genera povertà e la povertà genera la guerra) e che riempiono le nostre città e paesi di presenze diverse dalle nostre tradizioni e modi di vivere. Anche noi siamo infastiditi come sembra essere Gesù e soprattutto i suoi discepoli. E anche noi spesso rispondiamo come ha risposto Gesù alla donna che chiede un aiuto: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, e diciamo con altre parole la stessa cosa: “prima ai nostri e poi agli altri… e che stiano a casa loro!”

Gesù è davvero sorprendente anche stavolta e devo dire che mi spiazza e nello stesso tempo smaschera la mia povera fede e la mia umanità malata.

Il suo comportamento è paradossale, perché all’inizio si comporta come farei io con chi mi dà fastidio e mi importuna.

Nel brano a brillare improvvisamente è proprio la povera donna, pagana e straniera.

Dalla sua bocca esce la preghiera più cristiana e vera che ci sia “Signore, aiutami!” e la consapevolezza che anche le briciole si possono condividere!

Era quello che Gesù aspettava non tanto per esaudire la donna, ma per scuotere i suoi pigri e chiusi discepoli (sia di allora che di oggi, me compreso!): “Donna, grande è la tua fede!”

Questa donna pagana e straniera, apparentemente senza diritti di farsi ascoltare, vista solo come un problema fastidioso da eliminare il prima possibile, diventa modello di fede. Diventa modello per i discepoli e da Gesù non riceve briciole ma tutto Se stesso!

Gesù non vede solamente una fastidiosa straniera ma vede una donna di fede. Non vede un cagnolino da cacciare con disprezzo (come si faceva allora e forse anche oggi con i poveri e gli stranieri) ma una discepola da amare senza limiti.

Ecco la provocazione di Gesù per i discepoli e anche per me: chiunque mi avvicina, di qualsiasi condizione di fede, cultura, razza, provenienza e status sociale è sempre un fratello e sorella da amare e accogliere. Non posso dare briciole e mettere distinguo e steccati tra le persone, ma devo guardare all’altro con lo sguardo di Gesù. E agire di conseguenza!

Penso che sia questa la differenza cristiana e lo specifico proprio di noi che pretendiamo di essere i depositari dei grandi valori cristiani.

Non diamo briciole al prossimo, ma apriamo le mani alla condivisione piena e senza paura, sempre e soprattutto ora, che siamo tentati dal terrore di attentati, di chiuderci dentro barriere invisibili di giudizi e pregiudizi. Non saranno le migrazioni dei popoli a cancellare la nostra cultura cristiana, ma saremo noi stessi se dimentichiamo la forza trasformante della carità di Gesù.

Giovanni don

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