Commento al Vangelo del 1 ottobre 2017 – Azione Cattolica

L’evangelista Matteo inserisce tre parabole nella sezione delle dispute a Gerusalemme con i farisei. Si tratta dei capitoli 21-22 e dei capitoli 26-28. Seguirà la disputa sul tributo a Cesare.
Come d’abitudine, il primo evangelista mette in parallelo Gesù e il suo Precursore. Possiamo leggere nel testo la critica all’autorità religiosa di Israele al tempo di Gesù e anche un riflesso dei contrasti tra la comunità cristiana di Matteo e il giudaismo.

Al versetto 23 «i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo» si erano rivolti a Gesù, per interrogarlo, ed è quindi ad essi che viene indirizzata la breve parabola dei due figli, esclusiva di Matteo. Questo testo presenta due versioni nei manoscritti: in alcuni, infatti, è il primo figlio a dire sì e poi a non recarsi nella vigna, così che colui che fa la volontà del Padre risulta essere il secondo, anche se in un primo tempo aveva risposto negativamente.

Il versetto 29 dice che il figlio «si pentì» per indicare la conversione. Al versetto 30 il figlio, che poi non andò nella vigna, risponde: «Sì, Signore», e non come ci aspetteremmo, «Sì, padre»; come a indicare un rapporto più da padrone – servo che tra padre e figlio.

Gesù poi disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passanoavanti nel regno di Dio». L’affermazione di Gesù è molto dura: i capi dei sacerdoti e gli anziani sono giudicati meno degni dei pubblicani e delle prostitute, due categorie assai disprezzate al tempo di Gesù, anche perché collaboravano con i Romani. Matteo, in questo testo, continua la polemica con la classe dirigente del suo tempo. I capi si comportano come il secondo figlio che dice «Sì, signore», ma poi non fa nulla.

Si manifesta in questi versetti il tema al centro della discussione, quello dell’autorità e la relazione Giovanni – Gesù. A differenza dei pubblicani e prostitute, i capi non si sono pentiti/convertiti e non hanno creduto.
Come sempre questo brano del Vangelo parla di noi e della nostra vita. Così diventa immediato, per noi, identificarci con uno o con l’altro dei fratelli. A chi assomigliamo? Chi ci è spontaneo difendere? Chi desideriamo imitare? Il nostro rapporto con Dio è di figliolanza o di sudditanza?

Noi ti ringraziamo poiché la tua Parola ci scruta in profondità.
Signore Gesù Cristo, tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza
soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di te, suo Signore, risorto.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli
che sono nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro
si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

 

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 21, 28-32
Dal Vangelo secondo  Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 01 – 07 Ottobre 2017
  • Tempo Ordinario XXVI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo A
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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