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Paolo Curtaz parla di Pier Giorgio Frassati a Saint Nicolas – Aosta

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4-luglio-2015-copia1Il 4 luglio 1925 moriva, dopo una settimana di malattia, una poliomielite fulminante, il giovane Piergiorgio Frassati.
Nella sua splendida casa borghese di Torino, sua madre era una pittrice, suo padre il proprietario del quotidiano “La Stampa” nonché ambasciatore e senatore, nessuno diede peso a quella febbricola, presi dalla malattia della nonna materna.
Luciana, la sua amata sorella, era andata in sposa quello stesso anno, lasciando Piergiorgio in una situazione di sofferenza interiore palpabile: incompreso dai genitori, che biasimavano la sua fede entusiasta e schietta, preoccupato per le loro continue liti, indeciso sul suo futuro, ormai prossimo alla Laurea in ingegneria mineraria, il giovane innamorato di Cristo non vedeva futuro nella sua vita agiata e inutile.
Ma Dio sì.

Il giorno del suo funerale la piazza era invasa da una imprevedibile enorme folla.
Non erano presenti soltanto i rappresentanti della Torino “bene” ma migliaia di poveri che, nella foto listata a lutto pubblicata dal quotidiano del padre, avevano riconosciuto il giovane che, più volte a settimana, faceva visita ai loro tuguri portando cibo e legna.
I genitori e tutta Torino ne restarono turbati.

[ads2] Piergiorgio non era un sacerdote, né ambiva ad esserlo.
E nemmeno il fondatore di una congregazione.
Non era un fanatico, un bigotto (“Sono rimasto cristiano” diceva), né in alcun modo era simile allo stereotipo del santo melenso e insipido che abbiamo in mente.
Voleva diventare ingegnere minerario per stare accanto agli operai ma il padre, per lui, aveva già deciso una carriera nel quotidiano che da lì a poco verrà venduto a causa delle posizioni anti-fasciste.
Era un giovane forte, deciso, appassionato della vita, gran compagno e amico, amante della montagna. Ma la sua gioia derivava dalla fede quasi tenuta nascosta ai genitori, dall’eucarestia quotidiana, dall’amore ai poveri, dall’appartenenza al laicato cattolico formato da una lungimirante classe sacerdotale.

Così oggi, a 90 anni dalla sua morte, il giovane Piergiorgio ha ancora tanto da dare e da dire al nostro laicato e ai nostri giovani.

Fonte: www.paolocurtaz.it

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