Gv 3,16-21 – Vangelo del 15 aprile 2015 e commento

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Prima eucaristia7Testo del Vangelo

(Gv 3,16-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

[ads2] Commento: Fr. Damien LIN Yuanheng (Singapore, Singapore)

«La luce è venuta nel mondo»

Oggi, davanti alle miriade di opinioni della vita moderna, può sembrare che la verità non esista più, -la verità rispetto a Dio, la verità su questioni relative al genere umano, la verità sul matrimonio, le verità morali, e in ultima istanza, la verità su me stesso.

Il brano del vangelo di oggi identifica Gesù Cristo come «Il cammino, la verità e la vita» (Gv 14,6). Senza Gesù troviamo solo desolazione, inganno e morte. Solo c’è un cammino, e solo uno, che porta in Cielo, e si chiama Gesù Cristo.

Cristo non è una opinione qualsiasi. Gesù Cristo è l’autentica verità. Negare la verità è come insistere nel chiudere gli occhi alla luce del sole. Tanto se piace come se non piace, il Sole sarà sempre lì; ma l’infelice ha liberamente scelto di chiudere gli occhi davanti al Sole della verità. Nello stesso modo, molti si consumano nelle loro corse con una tremenda forza di volontà e che richiedono l’uso di tutto il loro potenziale, dimenticando che solo possono raggiungere la verità riguardo a loro stessi camminando assieme Gesù Cristo.

D’altra parte, secondo Benedetto XVI, “Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,32)» (Encíclica “Caritas in Veritate”). La verità di ciascuno è una chiamata a diventare il figlio o la figlia di Dio nella Casa del Padre, «Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Dio vuole figli e figlie liberi, non schiavi.

In realtà, l’”io” perfetto è un progetto congiunto tra Dio e me. Quando cerchiamo la santità, cominciamo a riflettere la verità di Dio nelle nostre vite. Il Papa lo ha detto in un bellissimo modo, «Ogni santo è come un raggio di luce che esce dalla Parola di Dio» (Esortazione Apostolica “Verbum Domini”).

Commento: Rev. D. Manel VALLS i Serra (Barcelona, Spagna)

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»

Oggi, il Vangelo ci invita nuovamente a percorrere il cammino dell’apostolo Tommaso, che va dal dubbio alla fede. Noi, come Tommaso, ci presentiamo davanti al Signore con i nostri dubbi, ma Lui viene ugualmente a cercarci: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio suo unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

La mattina del giorno di Pasqua, nella prima apparizione, Tommaso non c’era. «Trascorsi otto giorni», nonostante il suo rifiuto a credere, Tommaso si unisce agli altri discepoli. L’indicazione è chiara: lontano dalla comunità non si conserva la fede. Lontano dai fratelli, la fede non cresce, non matura. Nell’Eucaristia di ogni domenica riconosciamo la sua Presenza. Se Tommaso mostra l’onestà del suo dubbio è perché il Signore non gli concesse inizialmente ciò che invece ottenne Maria Maddalena: non solo ascoltare e vedere il Signore, ma toccarlo con le sue proprie mani. Cristo viene al nostro incontro, soprattutto, quando ci riincontriamo con i fratelli e quando con essi celebriamo la frazione del Pane, cioè l’Eucaristia. Allora c’ ci invita a “mettere la mano nel suo costato”, cioè, a penetrare nel mistero insondabile della sua vita.

Il passo dall’incredulità alla fede ha le sue tappe. La nostra conversione a Gesù Cristo —il passaggio dall’oscurità alla luce— è un processo personale, abbiamo, però, bisogno della comunità. Nei giorni scorsi della Settimana Santa, tutti ci siamo sentiti stimolati a seguire Gesù nel suo cammino verso la Croce. Adesso, in pieno tempo pasquale, la Chiesa ci invita ad entrare assieme a Lui nella nuova vita, per mezzo di opere realizzate secondo la luce di Dio (cf. Gv 3,21).

Anche noi dobbiamo ascoltare oggi personalmente l’invito di Gesù a Tommaso: «Non essere più incredulo ma credente!» (Gv 20,27). La nostra vita dipende da questo, giacché «Chi crede in lui non è condannato» (Gv 3,18), ma va verso la luce.

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