Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia

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CATANZARO – La Chiesa di Catanzaro-Squillace guidata dall’Arcivescovo metropolita Mons. Vincenzo Bertolone, si è ritrovata ieri nell’auditorium “Casalinuovo” di Catanzaro per celebrare, attraverso esperti relatori, il convegno sul tema: «Il Concilio Vaticano II tra memoria e profezia». Elementi storici e contenutistici, che hanno suscitato un grande interesse tra i presenti. Assente per impegni inderogabili sopraggiunti nelle ultime ore l’Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Christoph Schönborn. 
I lavori moderati dall’Arcivescovo emerito della diocesi, Mons. Antonio Cantisani, sono stati preceduti dalla preghiera comunitaria delle lodi. 
«Ricordare e attualizzare il Vaticano II – ha detto Mons. Bertolone nell’introduzione ai lavori – significa anzitutto riformare la nostra adesione alla chiamata della fede». 
L’arcivescovo Bertolone, ripercorrendo a livello storico, teologico e pastorale le fasi centrali del Concilio, ha invitato la comunità diocesana a rileggere l’evento celebrativo come una “una revisione di vita” della stessa Chiesa di Catanzaro-Squillace, «per conoscere e riconoscere che cosa quel grande evento conciliare voleva portare di buono e di bello in vista del profondo rinnovamento della vita e della pastorale della nostra Chiesa». 
Per mons. Bertolone «la promozione dei laici cristiani, nella visione di Chiesa propria del Vaticano II, passa anche attraverso le diverse forme di aggregazione laicale, di cui abbiamo conosciuto una particolare fioritura negli ultimi anni, con nuovi movimenti, itinerari e cammini, tra i quali un posto particolare spetta all´Azione cattolica, tipica esperienza ecclesiale dei laici e grande risorsa per ogni Chiesa particolare. Tuttavia, ancora molto resta da fare per tradurre a livello popolare le scelte maturate dall’episcopato per l’attuazione delle indicazioni conciliari nella catechesi, nella liturgia e nella testimonianza della carità, come anche nella realizzazione operativa di un modello di Chiesa caratterizzato dalla vera comunione e dallo slancio missionario. Attendiamo ancora – ha detto il Presule – un laicato adulto e formato sui tempi lunghi, soprattutto dedito alla vita della propria parrocchia, nella certezza che la parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell’universalità della Chiesa».
Tra i relatori illustri della giornata anche mons. Luigi Bettazzi, classe 1923, vescovo emerito di Ivrea, uno degli ultimi sette “padri conciliari” italiani ancora in vita, che ha proposto una riflessione sul tema: «I giorni del Concilio tra sorpresa ed entusiasmo». Il Concilio per Mons. Bettazzi «è stato una grande grazia che il Signore ha fatto alla Chiesa del secolo ventesimo» con un rinnovamento pastorale per l’evangelizzazione. Il prelato, raccontando la propria esperienza alla luce anche dei vari documenti del Concilio con le quattro costituzioni, ha ribadito con forza che «in un mondo frammentario e in un’umanità individualista, la prima testimonianza e il primo impulso a cui è chiamata la comunità cristiana è quello della comunione, della solidarietà e della pace». «Nella Chiesa – ha detto Bettazzi – i pastori delle anime hanno ancora un compito pressoché esclusivo nei confronti del popolo di Dio, promuovendo nella bellezza della diversità la vera comunione in Cristo Gesù». Secondo mons. Bettazzi «i cinquant’anni dall’inizio del Concilio possono diventare un’opportunità per valutare quanto si è temuto di fare dopo l’inizio fiducioso e quindi per ripartire con nuovo impegno e nuova fiducia per ridare vitalità alla Chiesa e all’umanità».
Sul tema «La Parola di Dio nella vita della chiesa e la sua ricezione: dalla Dei Verbum alla Verbum Domini» si è soffermato mons. Giuseppe Lorizio, docente nella Pontificia Università Lateranense di Roma, che ha rimarcato l’importanza di vivere nell’ascolto della Parola di Dio con uno stile di vita evangelico e responsabile su tutto ciò che accade nel mondo.
La sessione pomeridiana, iniziata alle ore 15.00 con la recita dell’ora media, è stata moderata da don Francesco Branaccio, direttore diocesano per il Progetto Culturale. Tante le tematiche inerenti al Concilio che sono state affidate al prof. Andrea Grillo, del Pontificio Ateneo S. Anselmo, che ha presentato il tema «La liturgia tra rinnovamento e continuità: un cammino significativo»; a don Giacomo Canobbio, della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, che ha riletto «L’attualità dell’ecclesiologia del Vaticano II»; a P. Gianfranco Ghirlanda, della Pontificia Università Gregoriana, che ha offerto una relazione sul tema «La parrocchia nel Vaticano II: organismi di partecipazione e corresponsabilità»; e al teologo don Giovanni Mazzillo, dell’Istituto Teologico Calabro “San Pio X” , che ha offerto una riflessione su «Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri. Per uno stile di vita dell’essere cristiano oggi». 
Attualizzando sempre di più il messaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II, dalle relazioni è emerso come sacramenti, preghiera, liturgia, crescita nelle virtù, formazione solida nella conoscenza della rivelazione e della fede della Chiesa sono il terreno dove il popolo di Dio deve perennemente affondare le sue radici, per crescere e dimorare in sapienza e in grazia, per vivere la carità di Cristo tra i fratelli, poiché è evidente che la nostra crisi attuale è crisi di fede, quindi crisi di Parola. 
In tutto questo «la povertà – ha ricordato il teologo Mazzillo – diventa un valore e un punto di riferimento irrinunciabile per la Chiesa, non per amore della povertà in quanto tale, ma per amore di Cristo, dei poveri e come adesione totale a Dio e non a mmammona».
Il Concilio Vaticano II ha ricordato e ricorda ancor oggi a tutti che il cambiamento dell’uomo, la sua conversione, è la forza assoluta della verità del Vangelo. Chi vuole presentarsi dinanzi al mondo per annunciare il Vangelo deve presentarsi da uomo nuovo trasformato dalla Parola di Dio..

Giovanni Scarpino

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