Lāesercito piĆ¹ piccolo del mondo ĆØ quello della Guardia Svizzera al tempo di Papa Francesco il cui ādietro le quinteā ci viene mostrato da Gianfranco Pannone, grazie alla testimonianza di due giovani reclute provenienti dalla Svizzera piĆ¹ profonda.
La Guardia Svizzera al tempo di Papa Francesco. Leo e RenĆ© sono rispettivamente un guardaboschi e uno studente di teologia dellāArgovia, che hanno deciso di far parte del corpo Pontificio nato nellāepoca di Giulio II. Leo ĆØ un ragazzo semplice, felice di fare unāesperienza formativa nella CittĆ Eterna. RenĆ© ĆØ un intellettuale cattolico che vuol capire: cosa significa indossare un abito del ā500 ai nostri giorni? Far parte di un variopinto ma per molti versi anacronistico corpo militare, specie in rapporto a una figura ārivoluzionariaā come quella del santo Padre venuto da lontano? Il giovane soldato prova a trovare una risposta per sĆ© e per i suoi compagni dāarmi.
“Entrare in Vaticano per realizzare un ādietro le quinteā della Guardia Svizzera” – spiega Gianfranco Pannone – “ĆØ stato un grande privilegio. La mia avventura nello Stato della Chiesa ĆØ durata allāincirca un anno ed ĆØ stata appassionante e rivelatrice del clima realmente nuovo creato da Papa Francesco. Per non farmi fagocitare da tanta grandezza, dal peso della Storia come dalla mia stessa fede cristiana, ho scelto di avere uno sguardo laico e al tempo stesso lontano dalla facile retorica della rappresentazione. Ci sono riuscito? Non lo so e non sta a me dirlo. Ma so per certo che ho voluto raccontare un pezzo importante della Chiesa Cattolica partendo volutamente dal basso, scegliendo due giovani reclute provenienti dalla Svizzera piĆ¹ profonda, Leo e RenĆ©. CosƬ come con il gruppo di lavoro del Centro Televisivo Vaticano, ĆØ stato uno scambio profondamente umano quello che ĆØ avvenuto con la Guardia Svizzera Pontificia e mi auguro che questa umanitĆ trapeli dal film arrivando ai credenti e non; perchĆ© dopotutto fare un film con sguardo documentaristico significa anche rivolgersi a tutti con la mente sgombra da muri dāogni genere, aperta. Proprio come scriveva Vinicius de Moares: āAmico, la vita ĆØ lāarte dellāincontroā.
Il documentario ĆØ prodotto CTV – Centro Televisivo Vaticano da in coproduzione con Solares Fondazione delle Arti, Fondazione Solares Suisse e PTS Art’s Factory. (fonte)
Da Radio Vaticana, l’intervista al regista
SarĆ presentato fuori concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia il film di Gianfranco Pannone āLāesercito piĆ¹ piccolo del mondoā, prodotto dal Centro Televisivo Vaticano e con il quale per la prima volta la Santa Sede ĆØ presente al Festival. Protagonisti alcuni giovani che prestano il loro servizio militare nella Guardia Svizzera Pontificia. Il servizio di Luca Pellegrini:
Giurano solennemente, le nuove reclute nelle loro divise antiche e sgargianti, il 6 maggio di ogni anno, nella cornice del Cortile di San Damaso in Vaticano. La data ricorda un episodio tragico di storia, simbolo oggi di fedeltĆ : in quel giorno del 1527, furono 147 le guardie svizzere che perirono mentre Roma veniva saccheggiata. Sono passati secoli da allora, tutto pare immobile, tutto ĆØ, invece, cambiato, nel mondo e nelle aspettative di questi giovani che dalla Svizzera, appunto, si mettono in viaggio verso la Santa Sede per questo prestigioso servizio al Papa e alla Chiesa. Valeva la pena raccontare tutto questo per immagini e il Centro Televisivo Vaticano ha affidato alle mani discrete e competenti di Gianfranco Pannone il compito e la responsabilitĆ di girare il primo film dedicato a quello che, come richiama lo stesso titolo, ĆØ āLāesercito piĆ¹ piccolo del mondoā.Ā Abbiamo chiesto al regista come ĆØ nata lāidea del film e quali sono stati i primi passi:
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R. – Ero giĆ in contatto con il CTV, con don Dario ViganĆ², su un progetto che avrei dovuto fare sulla Chiesa cattolica, come si rapporta in qualche modo alla contemporaneitĆ . Improvvisamente perĆ² sono stato chiamato per questo altro progetto che allāinizio poteva sembrare un poā piĆ¹ classico, un documentario sulla Guardia Svizzera. Eā diventato, invece, sempre piĆ¹ uno sguardo da dentro, una sorta di dietro le quinte in unāistituzione appunto piĆ¹ che centenaria che i piĆ¹ non conoscono o che, se conoscono, ĆØ sempre attraverso unāidea un poā stereotipata, che si confonde un poā nei colori sgargianti della divisa della Guardia Svizzera.
D. – Con quali aspettative ha iniziato le riprese in Vaticano?
R. – Io ho trovato una grande apertura dentro la Guardia Svizzera. Io stesso sono rimasto sorpreso, forse anchāio soffrivo di un pregiudizio. Credo che perĆ² questa impressione diversa e positiva sia fortemente influenzata dalla presenza del Santo Padre, Papa Francesco, che ĆØ una figura che in qualche modo compare sempre sullo sfondo, ma ĆØ importantissima e che in qualche modo determinerĆ anche la soluzione di alcuni dubbi di uno dei nostri testimoni, RenĆ© che ĆØ una Guardia Svizzera che si interroga: lui si sta per laureare in teologia per cui ha dei dubbi sul suo ruolo di soldato che veste un abito di piĆ¹ di 500 anni fa.
D. – Si capisce che nel film non ĆØ interessato solo alla storia e alla tradizione che circonda la Guardia Svizzera, ma alla vita di questi ragazzi.
R. – Racconto la vita quotidiana di alcuni ragazzi, in particolare di Leo, RenĆ©, Michele, Marco, di cui seguo questo percorso e apprendistato fino a che non giurano fedeltĆ al Papa e alla Chiesa diventando effettivamente guardie svizzere. Eā un dietro le quinte perĆ², cāĆØ quindi la quotidianitĆ . Ho puntato molto su un aspetto che secondo me anchāesso ĆØ fortemente legato a questo papato: lāumanitĆ , cioĆØ non raccontare i soldati ma raccontare le persone, che cercano in qualche modo di collocarsi nel mondo. E quindi cāĆØ la loro normalitĆ , ci sono le passeggiate, le chiacchierate, le confidenze, i dubbiā¦ Non ĆØ un film celebrativo quello che ho fatto e credo che forse per questo Alberto Barbera lāabbia preso al Festival di Venezia. Eā uno sguardo ad altezza dāuomo, ĆØ la vita di camerata, la mensa, le passeggiate per Roma. Eā anche perĆ² lāentusiasmo di poter correre dentro i giardini vaticani piuttosto che chiacchierare sullāemozione di fare la guardia al Papa durante la notte a cinque metri dalla sua stanza. Eā stata per me unāesperienza straordinaria da questo punto di vista, perchĆ© mi si ĆØ aperto un mondo, insomma. Da credente, che perĆ² difende fortemente la propria dimensione laica, per me ĆØ stata una grande scoperta e una straordinaria esperienza.