Commento al Vangelo del 29 novembre 2009 – don Massimo Serretti

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In questa Prima Domenica di Avvento, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù annuncia ai discepoli gli ultimi accadimenti della storia e la sua seconda venuta. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle – dice – le potenze dei cieli saranno sconvolte. Quindi aggiunge:

“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

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“Ancora un poco, un poco appena e Colui che deve venire verrà e non tarderà” (Is  26, 20 tr. LXX). “La nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13, 11). “La vostra redenzione – dice Gesù ai suoi – è vicina”, è sempre più vicina.
Gesù Cristo è la nostra salvezza e la nostra redenzione e noi siamo chiamati a comparire e a stare di fronte a Lui. Gli eletti lo vedranno e staranno con Lui “faccia a faccia” (cf. 1Cor 13, 12 e Ap 22, 4). A cos’altro serve il tempo della vita se non a prepararsi a questo incontro? Tutta la nostra vita è composta da una spessa trama di incontri e tutti gli incontri veri non sono altro che una introduzione al “Tu eterno” (M. Buber), all’Incontro definitivo, presagito e anticipato in tutti gli altri “faccia a faccia”. “Allora Lo vedremo così come Egli è” (1 Gv 3, 2). “Lo conosceremo così come anche noi siamo conosciuti”.
Fallire questo incontro con Lui significa fallire il senso e il fine della vita intera.
Prepararsi “in ogni momento” (en panti kairò) ad esso significa riempire di senso ogni istante e iniziare già da ora a vivere “al cospetto di Dio”, a “stare davanti al Figlio dell’uomo”.
“E ora, figlioli, rimanete in Lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da Lui alla sua venuta” (1 Gv 2, 28).

Fonte: Radio Vaticana