Ragioni del digitale e ragioni dell’educare

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1°  LE  RAGIONI  DEL  DIGITALE

 Ci stiamo sempre più accorgendo che nella nostra esistenza è entrata una dimensione, quella cosiddetta “digitale” che, a parte i neonati e gli ultra centenari (questi ancora per poco!) nessuno può più ignorare. Io credo che, quando 40-50 anni fa si passò dalle schede perforate ai primi giganteschi computer, nessuno avrebbe anche soltanto immaginato gli esiti che di fatto ora dobbiamo in qualche modo gestire.

Ricordo molto bene l’incantevole effetto che fece su di me il poter scrivere “a macchina” (la Lexicon 80 era per la sottoscritta come la Olivetti 43 per Montanelli!), senza dover usare il correttore, la carta carbone, senza dover  posizionare il foglio, e al contrario inserendo e spostando a piacere frasi e brani, anche lunghissimi, e soprattutto  poter duplicare i testi con varianti di tutti i tipi e  recapitarli immediatamente al destinatario; senza poi parlare dell’ADSL, di Internet (basta pomeriggi tutta infagottata nella gelida biblioteca di Brera per preparare la tesi di laurea!), e via dicendo. So bene che, se oggi posso recapitare a migliaia di persone i miei scritti, lo devo proprio a questo progresso tecnologico. Inoltre persone, che diversamente non avrei mai conosciuto, mi ringraziano perché trovano utili i miei articoli di attualità e/o i commenti biblici (ripresi da decine di siti) e mi sottopongono domande, dubbi, perplessità, riconoscendomi una competenza e un’esperienza che li porta a fidarsi delle mie risposte. Neanche scrivendo su 10 testate giornalistiche li avrei mai incontrati!

E poi un settore nel quale trovo “miracoloso” l’intervento del digitale è l’enorme ampliamento di possibilità che si sono create e continuano a perfezionarsi per i “diversamente abili”. Nell’allegato  trovate l’esperienza, davvero straordinaria, di un professore non vedente che, anche grazie alle tecnologie attuali, può svolgere la sua professione, con competenza, creatività e passione assai meglio – a mio avviso – di tanti colleghi che ci vedono benissimo! Solo per fare un altro esempio, è di 3 giorni fa la notizia che, a partire dal prossimo marzo, il “Giudizio Universale” della Sistina sarà uno spettacolo dal vivo. L’ideatore Marco Balich ha voluto trovare un linguaggio adatto ai  famosi “nativi digitali”. Conclusione: chi vorrebbe tornare indietro? Io certamente no!

2°   SIAMO  DI  FRONTE  AD   UN   FENOMENO   INEDITO  DI         OMOLOGAZIONE  PIU’  NEGATIVA  CHE  POSITIVA.

 Purtroppo però, come sempre nelle realtà umane, anche per il digitale c’è il rovescio della medaglia. E che rovescio! Come bene è stato detto, esso arriva addirittura a cambiare chi  siamo.

Non sto ad elencare rischi e pericoli della rete, perché penso che li conosciamo già; ma vorrei soffermarmi sulla fascia delle giovani generazioni (bambini, adolescenti e giovani), perchè, osservandoli e stando con loro, sto prendendo atto di tanti cambiamenti, a mio avviso piuttosto preoccupanti e a volte indubbiamente negativi.

Quali sono le differenze che negli ultimi anni ho notato tra i miei tempi (cioè i nati dopo la 2° guerra mondiale) e quelli odierni?

 La prima: io, in età adolescenziale, potevo scegliere quale compagnia di ragazzi/e frequentare a 15-16 anni, se truccarmi o no, se fumare o meno, e poi all’Università se aderire o no al Movimento Studentesco, etc. A me sembra invece che, a partire dai bambini più grandicelli, adolescenti e giovani siano per lo più “omologati”, grazie agli strumenti tecnologici che maneggiano cominciando a un’età sempre inferiore. Non possono scegliere; volere o volare, ormai sono destinati tutti a far parte di quel mondo (ricordo la vicenda narrata da suor Vinerba – vedi il file con i miei post su F.B. di agosto: è il n.29 del 3-8-17 ). Certo, qualcuno, grazie alla famiglia, al parentado e alla scuola, si salva ancora.

Ma vi figurate se un /a preadolescente dicesse: io non ho il telefonino, tanto meno lo smartphone, Internet non mi interessa, preferisco uscire in compagnia a prendere un gelato o un hamburger con gli amici (veri) piuttosto che chattare con gente virtuale e scrivere sciocchezze su Facebook; leggere un libro interessante invece che vedere certe sconcezze……? Ma ve lo immaginate? Sarebbe subito radiato/a dall’intero orbe terracqueo!

E’ evidente che ho citato un caso estremo (però-detto tra noi- non mi dispiacerebbe che qualcuno avesse il coraggio di fare quel discorso! Nel caso, fatemelo sapere)

Ancora: non vedo più possibilità di scelta a un livello più profondo, che riguarda il senso della vita e quello che in essa vogliamo fare. Ricordo che, a partire dai 12-13 anni, conobbi figure straordinarie, che mi affascinarono: il medico americano Tom Dooley (solo omonimo di quello della nota canzone western) che, appena laureato, andò nel Laos (anni ‘50) a fondare ospedali là dove non c’erano presidi sanitari di alcun tipo e continuò fino all’ultimo, sopportando grandi sofferenze causate da un tumore che lo uccise a soli 33 anni. Non parliamo poi di Marie Curie, donna eccezionale che ebbe ben 2 premi Nobel; e varie altre persone hanno avuto un ruolo e un significato positivo per le mie scelte, che nel tempo si sono dimostrate azzeccate e mi hanno regalato una vita molto bella e anche molto varia; così è veramente una tristezza e un dolore per me leggere che

“i nostri figli sono più infelici di quelli delle generazioni precedenti.  Oggi sono più depressi, hanno più problemi sia a scuola che nel lavoro. E sembrano meno coinvolti nelle relazioni di cui sono protagonisti. Quelli del passato infatti trascorrevano più tempo con gli amici, nelle attività sportive, studiando………….e purtroppo cresce il rischio di ideazione suicidaria, utilizzo di sostanze ad azione psicotropa, vittimizzazione da bullismo”  (così la psicologa Jean Twenge nel saggio “IGen” dove I sta per I-Phone, cioè generazione dell’I-Phone.)

Tra le conseguenze dell’uso smodato del digitale aggiungiamo pure insonnia, o comunque non sufficienti ore di sonno (non so da quando, ma tra adolescenti è invalsa pure la “splendida trovata” di darsi appuntamento sul cellulare alle 3 o alle 4 del mattino!); e il non dormire abbastanza nell’età evolutiva può nuocere al sistema immunitario aumentando la vulnerabilità a diverse malattie; e poi ecco dipendenza, stress, problemi agli occhi, confusione tra reale e virtuale, etc. e non ripeto quanto ho scritto nella Newsletter N.42 (alla quale rimando) sulla pedopornografia.

 Un altro aspetto che marca una bella differenza tra le nostre e la “loro” generazione è l’esposizione esagerata all’uso dei videogame. Lo spiega molto bene lo psicologo e psicoterapeuta Fabrizio Fantoni (Fam.Cristiana 20-6-17):“La sostituzione dei sentimenti con le emozioni intense è cosa vecchia. La letteratura, la musica, il cinema hanno da sempre suscitato ondate emozionali negli spettatori………Nei grandi capolavori del cinema o della narrativa troviamo spesso situazioni umane complesse e profonde [pensiamo solo a “Guerra e pace” o a “I miserabili” ndr]. E chi mette in scena le emozioni, sia un cantante o un attore, è un essere umano. Nel videogioco non ci sono uomini e donne. Vengono rappresentate per lo più situazioni semplici e ripetitive che coinvolgono i ragazzi in modo ipnotico. Mettono in scena emozioni, ma non fanno provare sentimenti veri: quelli che viviamo nel contatto reale con le persone. Certo, i videogame non vanno demonizzati, ma occorre  ricordare ai ragazzi che la sconfitta e la vittoria nel mondo reale hanno sempre un prezzo.”

Sempre nel rovescio della medaglia digitale troviamo un fenomeno che ci deve molto preoccupare: l’aggravarsi in maniera esponenziale di comportamenti negativi, molto dannosi, dal momento che i social consentono di “dribblare” anche i limiti posti dalla legge circa l’età, i contenuti postati, etc  Dell’aggravarsi della pedofilia ho già parlato nella Newsletter citata. Purtroppo le statistiche parlano anche di un aggravarsi del gioco d’azzardo. Che succede? Sempre su “Famiglia Cristiana” (del 3 settembre scorso) una mamma scrive al dr. Pellai (medico e psicoterapeuta) che il figlio tredicenne si era impossessato di nascosto della carta di credito di papà e poi si era iscritto a un sito di gioco d’azzardo, arrivando a perdere in pochi giorni alcune centinaia di euro. Il ragazzo poi si è reso conto del grave errore commesso e, in lacrime, ha chiesto scusa ai genitori (i quali gli hanno fatto restituire a poco a poco, con varie mansioni, i  soldi sottratti al papà.)

Risposta del medico: “provate a immaginare cosa sarebbe successo 30 anni fa se un preadolescente si fosse presentato in tabaccheria con un milione delle vecchie lire per giocare un sistemone al Totocalcio. Il responsabile della ricevitoria avrebbe negato al minore il diritto alla giocata e avrebbe avvertito i genitori. Qualsiasi adulto si preoccuperebbe se vedesse un minore andare in giro con le tasche piene di soldi. Nell’online, invece, TUTTO  E’  POSSIBILE, nessun adulto svolge un presidio educativo e fatti come quello ricordato possono essere all’ordine del giorno.”

 Così, ecco un altro aspetto dell’OMOLOGAZIONE: se online tutto è permesso, perché non posso esprimermi anch’io con un linguaggio che, quando insegnavo, chiamavo “da scaricatori di  porto” ?  (chissà se ci sono ancora?); ovviamente qui non si pone alcuna questione di “pari opportunità”!

3°   COME  REAGIRE?   LE  RAGIONI  DELL’EDUCARE 

Come si vede, la situazione è molto più complessa che in passato (quando, volendo, si risolveva abbastanza rapidamente la questione della “TV baby sitter” ) e il segno inequivocabile della difficoltà è il fatto che di questi problemi e comportamenti  in età evolutiva non si parla da ieri, ma ormai da vari anni (e ci sono pure ampie biblio e sitografie); ma la situazione, invece di migliorare, sta inesorabilmente peggiorando. PERCHE’?

La mia opinione è che, per una male intesa “libertà”, negli ultimi tempi si concede tutto, si lascia fare tutto, ogni cosa è permessa e – come osserva la dott. Migliarese – domina purtroppo anche un’incertezza educativa, evidentemente dovuta alla spaventosa velocità con cui procede il progresso tecnologico e la conseguente difficoltà anche per gli adulti di integrarlo nelle loro dinamiche esistenziali.  CHE  FARE  ALLORA? 

  1.  rendersi conto che, come già si va dicendo da anni, l’uso di Internet, disinvolto e senza regole, è una vera e propria bomba a orologeria, o, se preferite, è come dare in mano a qualcuno senza patente un’auto di grossa cilindrata o una fuoriserie!  Non esistono difese se non la capacità di porsi dei limiti legati al rispetto di sé e degli altri.
  2.  Il punto di partenza e il fulcro di un discorso educativo che limiti i danni del digitale e ne utilizzi gli indubbi lati positivi è costituito anzitutto dai genitori e dalla scuola che dovrebbero procedere in accordo. Qui parlo solo dei primi, perché riprenderò il discorso educativo nelle prossime Newsletter. Sento dire, anche di recente, che a volte un genitore prova una sorta di “complesso di inferiorità” nei confronti dei figli, abili smanettatori, e così li lascia fare e sta fuori dal discorso digital-tecnologico.
    Tale “complesso” o altre sensazioni simili NON  HANNO  RAGIONE  DI  ESISTERE, perché il genitore non è una baby sitter; è la prima persona di cui un figlio deve avere rispetto, ha alle spalle un’esperienza di vita, di progetti, di conoscenze, di sentimenti che il preadolescente sbarbatello neppure si immagina; e soprattutto E’ RESPONSABILE  DELL’EDUCAZIONE DEL MINORE. Allora per il discorso “digitale” il genitore si farà aiutare da qualcuno, se occorre, ma deve entrare in dialogo con il ragazzo/a anche su questo piano.
  3.  Occorre recuperare le fondamenta del discorso educativo,  che sono poi quelle di sempre.
    Anzitutto non deve mai mancare un dialogo aperto con i propri figli, i quali (qualsiasi cosa abbiano combinato) devono poter contare sulla comprensione di papà e mamma e di altri adulti fidati. Tale dialogo non è un optional (c’è chi ci riesce e chi no-si lamenta qualcuno), ma è un pilastro che struttura l’identità e il senso di sicurezza del bambino e dell’adolescente.
    Parlare con i propri figli, passare del tempo con loro (senza esagerare e senza asfissiarli!), condividere le attività che svolgono sui social è essenziale. So bene che non è facile, perché, si dice, ” fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo”, già, ma è anche uno dei più belli: è qualcosa di straordinario, perché consente di seguire passo passo quella meraviglia che è la crescita di un individuo assolutamente unico e originale, che non potrebbe mai avere un clone!  (checchè ne dica la futurologia o la fantascienza)
    In questo rapporto dialogico, e soprattutto con la loro vita, i genitori potranno trasmettere ai loro figlioli quei valori, significati, certezze, ideali che li hanno sostenuti fino a quel momento. Ed è di questo che i ragazzi hanno bisogno, infinitamente di più che uno smartphone o un computer.
  4. Ho già ampiamente dimostrato che senza regole non si può andare avanti. E’ logico che si possono suggerire dei “decaloghi”, ma l’importante è che questi “regolamenti” vengano redatti insieme da giovani e adulti e soprattutto siano rispettati da entrambi.

 CONCLUSIONE:  UN  SIGNIFICATIVO  CONTRIBUTO  EDUCATIVO  CHE  VIENE  DALL’AFRICA 

In una tribù africana, quando qualcuno fa qualcosa di sbagliato, mettono la persona al centro del villaggio e tutta la tribù lo circonda, ricordandogli per due giorni le cose buone che ha fatto.

La tribù crede che tutti siamo buoni, ma talvolta qualcuno commette errori, che sono delle autentiche richieste d’aiuto. La tribù riunita lo rimette in contatto con la sua natura buona.

… e ogni membro della tribù sta esprimendo al “reprobo” la sua stima e gratitudine, con tutta l’anima!

Commento di un’insegnante elementare:

Considerando ogni classe una “tribù”, si potrebbe rifare lo stesso “gioco”, che sarebbe bello per i bambini  e darebbe loro anche un senso di appartenenza che a volte purtroppo le famiglie non sanno più dare (e allora i ragazzi lo cercano nel “branco”!): quando qualche bambino fa una grossa cavolata, ogni compagno gli ripete una buona qualità che ha notato in lui (che bell’esercizio, imparare a dir bene degli altri!) fino a che il “reprobo” abbia riacquistato autostima e fiducia in se stesso – o comunque si renda conto che facendo sciocchezze “rovina” la sua immagine positiva!

 Ndr: oggi invece l’omologazione porta a gareggiare a chi la combina più grossa!

A cura di Ileana Mortari – www.chiediloallateologa.it