Mons. Nunzio Galantino – Negli atenei alla ricerca della verità

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In momenti di diffuso e crescente smarrimento, è necessario recuperare il valore e l’importanza di luoghi nei quali si possa ritrovare orientamento e coltivare passione per la partecipazione civile e per un servizio competente. A tutti viene chiesto di tentare vie nuove di “uscita” da comodità e abitudini, di incontro senza preclusioni e di amore per la vera sapienza. Mi ha colpito particolarmente lo slogan scelto per celebrare la 94esima giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: “Eredi e innovatori. I giovani protagonisti della storia”. L’ho visto come invito e come impegno a «formare le nuove generazioni non a estraniarsi dalla realtà o a perseguire solo il loro interesse, ma a diventare protagonisti di un cammino che sia capace di operare un discernimento profondo sulla loro vita e sul corso della storia» (messaggio per la giornata dell’Università Cattolica).

A fronte della evidente fatica che sta facendo il sistema universitario nazionale a organizzare percorsi di studio e di vita che rispondano a questi obiettivi, mi tornano in mente le parole di Papa Francesco, al n.3 della Costituzione apostolica Veritatis Gaudium: «Questo ingente e non rinviabile compito chiede, sul livello culturale della formazione accademica e dell’indagine scientifica, l’impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma, anzi verso una coraggiosa rivoluzione culturale». Interventi frammentati, e talvolta improvvisati, non vanno certamente in questa direzione. Come non contribuisce a raggiungere questi obiettivi la crescente riduzione delle risorse economiche di cui patisce il sistema della formazione e dell’istruzione nazionale. A meno che non mi sia sfuggito, in vista dell’ultima tornata elettorale, non ho sentito parole, progetti e tanto meno impegni riguardanti il sistema universitario.

Davvero un brutto segnale.

Dedicare una giornata (la 94a, come ho ricordato) all’Università Cattolica è un modo per confermare quanto rilevante sia anche per la Chiesa – una delle componenti della società italiana – il mondo universitario per la formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese. La stagione universitaria è un tempo decisivo per la crescita della persona nella sua integralità e non può quindi essere considerata esclusivamente un momento di passaggio intermedio tra l’adolescenza e l’età adulta, tra il tempo dello studio e quello del lavoro. L’Università non può neppure alimentare l’elenco dei cosiddetti “non-luoghi”, quelli cioè in cui le relazioni restano anonime e le dinamiche spersonalizzanti. L’Università è chiamata sempre più a strutturarsi e a vivere come comunità di apprendimento e di ricerca, nella quale il giovane coltiva degli orientamenti determinanti per il suo futuro, compie un serio discernimento circa il suo posto nella società e verifica le sue attitudini per metterle a servizio nella professione.

Forte della sua tradizione e del suo impegno attuale, la Chiesa non può che partecipare, attraverso le strutture che a essa si ispirano, alla ricerca appassionata della verità, in una didattica attenta alla persona e orientata alla formazione di una coscienza critica e solidale. Ritengo significativo che, in diversi Paesi, cresca il dibattito a favore di una didattica incentrata sullo studente (Student-Centered Learning) e su nuovi modelli di orientamento: sono gli studenti infatti i principali destinatari per i quali l’Università è nata e si è sviluppata. Non è un’utopia quella di un’Università che si costruisce sulle relazioni piuttosto che su un paradigma tecnocratico. Promuovere contesti relazionali che umanizzano lo studio e la ricerca aiuta l’Università a perseguire i fini stessi per cui essa esiste: l’elaborazione critica del sapere e la preparazione alla professione. Sono invece l’eccesso di burocrazia, l’individualismo competitivo e la dittatura del mercato che snaturano l’Università.

Va da tutti riconosciuta con rispetto la laicità del mondo universitario. Una laicità sana consente una collaborazione schietta, un pluralismo non di facciata, una rete sinergica di contributi tesi alla crescita delle persone, in particolare dei giovani, e al bene comune del Paese. Laicità non è né indifferenza né contrapposizione. Proprio l’Università ne è una testimonianza storica: essa è nata come incontro libero di alunni e di insegnanti e la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale nei suoi inizi e nella sua diffusione. Guai se l’Università perdesse la caratteristica di essere un luogo dove la ricerca della verità e del bene comune è messo al primo posto e procede grazie all’incontro tra professori e studenti con credenze, convinzioni e provenienze diverse gli uni dagli altri. L’ascolto vicendevole e la circolazione delle idee sono essenziali perché l’Università sia realmente «un luogo di incontro e di confronto spirituale in umiltà e coraggio, dove gli uomini che amano la conoscenza imparano a rispettarsi, a consultarsi, creando un clima culturale e umano che è lontano tanto dalla specializzazione chiusa ed esasperata, quanto dalla genericità e dal relativismo» (Giovanni Paolo II, Discorso ai docenti universitari a San Domenico, Bologna, 18 aprile 1982).

NUNZIO GALANTINO

Fonte
Il Sole 24 Ore – COMMENTI E INCHIESTE / Testimonianze dai confini – 14 aprile 2018