don Paolo Centofanti: teleguidati dalla tecnica

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L’intellettualismo tende a considerare una parte riduttiva ed in quanto tale in fondo inesistente dell’uomo, la sua astratta ragione. Restano dunque in vario modo fuori la sua anima, così disincarnata e l’emozionalità, la vita concreta, della persona. Non a caso possiamo spesso osservare nella cultura tre tendenze fondamentali, magari variamente giustapposte: il razionalismo, lo spiritualismo, il pragmatismo.

Vi è dunque una relazione tra le impostazioni riduttive del discernimento e l’autentica umanità dell’uomo. Ma queste settorializzazioni tendono a chiudere in gabbie la conoscenza. Le persone, specie di cultura, si strutturano secondo modi di vivere spesso inconsapevoli e poco disposti ad un oltre. Osserviamo che sulle suddette scie giudizi e orientamenti possono risultare per certi versi largamente pre-programmati.

Al tempo stesso il fuoriscire per alcuni aspetti dal razionalismo da parte dello spiritualismo e del pragmatismo mostra che l’umanità tende ad una piena espressione. Solo l’uomo autentico ed integrale, solo la coscienza spirituale e psicofisica nella Luce serena, a misura, è sempre più aperta al pieno ritrovarsi e anche al continuo oltre del mistero divino, umano, cosmico.

Le gabbie sopra indicate tendono a costringere in schemi e dunque a ridurre la vita della persona ad un fare più che ad un sempre più profondo e libero essere. Siamo alle radici dello svuotamento attuale che sta conducendo la società al crollo sotto la guida di apparati come teleguidati dalla fatalità della tecnica.

Molti, persino tra le gerarchie ecclesiastiche, sono nella morsa di queste strutturazioni. Così per esempio si finisce in fondo per ritenere meno determinante la formazione scolastica alla luce della propria identità e nello scambio con le altre. Il razionalismo spegne e appiattisce. Nelle scuole cattoliche si possono trasmettere le stesse astrazioni nozionistiche di quelle statali.

Per tali motivi quando parliamo di un sistema telecomandato da pochi potenti e sopra ad essi dalla tecnica certo consideriamo il bisogno di lavorare o la smania di successo e guadagno di alcuni dell’apparato ma dobbiamo tenere conto anche della possibile inconsapevolezza di molti. Magari brava gente che decenni orsono sperava in un miglioramento sociale per tutti, specie per i più oppressi e ora si ritrova orientata dalle dinamiche svuotanti sopra accennate a pensare secondo le convenienze della finanza e dei padroni del web. In una apparente eterogenesi dei fini che in realtà era prevedibile ed è stata ben presto prevista, appunto perché strutturalmente programmata.

Ormai solo un Dio ci può salvare, ha sostenuto persino un filosofo come Heidegger. Si deve diffondere la consapevolezza del bisogno di un salto di qualità, il passaggio dal razionalismo e dagli altri citati orientamenti ad esso opposti e da esso dipendenti alla libera maturazione di tutta la persona. Il mio cuore immacolato trionferà.

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