Omelia Mattutina di Papa Francesco del 27 aprile 2017 a casa Santa Marta

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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 27 APRILE 2017 NELLA CAPPELLA DELLA  DOMUS SANCTAE MARTHAE

“Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”. Questa la risposta di Pietro portato assieme agli apostoli davanti al sinedrio dopo essere stati liberati dal carcere da un Angelo. Era stato proibito di insegnare nel nome di Gesù, gli aveva ricordato infatti il sommo sacerdote, ma hanno riempito Gerusalemme del loro insegnamento. L’omelia di Francesco parte da questo episodio narrato nella Prima Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli. Per far comprendere questo avvenimento, il Papa fa riferimento anche a quanto narrato prima dagli Atti, ai primi mesi della Chiesa quando la comunità cresceva e c’erano tanti miracoli. C’era la fede del popolo ma anche dei “furbetti”, nota il Papa, “che volevano fare carriera” come Anania e Saffira. Lo stesso accade oggi, rileva Francesco. E così c’era chi disprezzava, ritenendolo ignorante, “questo popolo credente” che portava in pellegrinaggio gli ammalati presso gli apostoli: “Il disprezzo al popolo fedele di Dio che mai sbaglia”. Allora Pietro, che per paura aveva tradito Gesù il giovedì santo, questa volta, coraggioso, risponde che “bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”. Questa risposta fa comprendere che “il cristiano è testimone di obbedienza”, come Gesù, che si annientò e nell’orto degli ulivi disse al Padre: “si faccia la tua volontà, non la mia”:

“Il cristiano è un testimone di obbedienza e se noi non siamo su questa strada di crescere nella testimonianza dell’obbedienza non siamo cristiani. Almeno camminare su questa strada: testimone di obbedienza. Come Gesù. Non è testimone di un’idea, di una filosofia, di una ditta, di una banca, di un potere: è testimone di obbedienza. Come Gesù”.

Ma diventare “testimone di obbedienza” è “una grazia dello Spirito Santo”, spiega il Papa:

“Soltanto lo Spirito può farci a noi testimoni di obbedienza. ‘No, io vado da quel maestro spirituale, io leggo questo libro…’. Tutto sta bene ma soltanto lo Spirito può cambiarci il cuore e può farci a tutti testimoni di obbedienza. E’ un’opera dello Spirito e dobbiamo chiederlo, è una grazia da chiedere: ‘Padre, Signore Gesù, inviatemi il vostro Spirito perché io divenga un testimone di obbedienza’, cioè un cristiano”.  

Essere testimone di obbedienza comporta delle conseguenze come racconta la Prima Lettura: dopo la risposta di Pietro, volevano infatti metterlo a morte:

“Le conseguenze del testimone di obbedienza sono le persecuzioni. Quando Gesù elenca le Beatitudini finisce: ‘Beati voi quando siete perseguitati, insultati’. La croce non si può togliere dalla vita di un cristiano. La vita di un cristiano non è uno status sociale, non è un modo di vivere una spiritualità che mi fa buono, che mi fa un po’ migliore. Questo non basta. La vita di un cristiano è la testimonianza in obbedienza e la vita di un cristiano è piena di calunnie, dicerie, persecuzioni”.

Per essere testimoni di obbedienza come Gesù, conclude il Papa, serve pregare, riconoscersi peccatori, con tante “mondanità” nel cuore. E chiedere a Dio “la grazia di divenire un testimone di obbedienza” e di non impaurirsi quando arrivano le persecuzioni, “le calunnie”, perché il Signore ha detto che quando si sarà portati davanti al giudice, “sarà lo Spirito a dirci cosa rispondere”.