Il Vangelo del Giorno, 26 giugno 2016, Lc 9, 51-62

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Il testo ed il commento al Vangelo del 26 giugno 2016 – Lc 9, 51-62

XIII Settimana del Tempo Ordinario – Anno II

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Colore liturgico: verde

Le letture del giorno: 1 Re 19, 16. 19-21; Sal 15; Gal 5, 1.13-18; Lc 9, 51-62

Prima settimana del Salterio

 

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Lc 9, 51-62
Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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Commenti al Vangelo di Lc 9, 51-62

Commento a cura dei Monaci Benedettini

[ads2]Accogliere e seguire Cristo.

Gesù, secondo l’evangelista Luca inizia il suo grande viaggio verso Gerusalemme. Come è suo costume manda dei messaggeri, che hanno il compito di preannunciare la sua venuta e predisporre la gente alla migliore accoglienza. Deve intervenire con severità nei confronti di Giacomo e Giovanni, che vogliono invocare il fuoco dal cielo contro gli abitanti di un villaggio di samaritani che non vogliono accogliere Gesù. Lo zelo spesso, se non controllato dall’amore, rischia di sfociare in fanatismo e avversione.

Il Signore aveva già ammonito i suoi: «Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». È un esplicito invito alla pazienza cristiana, la virtù che ci fa riporre la fiducia in Dio anche e soprattutto quando gli eventi sono avversi e noi vorremmo soluzioni immediate. È sulla stessa linea la risposta al generoso anonimo che dichiara di voler seguire Gesù «ovunque»: la sequela di Cristo non può mai essere intesa come garanzia e immunità da prove e disagi di ogni genere. La sequela infatti implica l’imitazione, implica la volontà ferma di scalare con lui il calvario, sperimentare la croce ogni giorno ed essere pronti a dare la vita.

Pronti quindi anche al distacco dai beni del mondo, anche quelli che riguardano la nostra sfera affettiva o che ci sembrano doverosi adempimenti come seppellire i morti e congedarsi dai propri cari. Quando si intraprende un cammino con Cristo non è più consentito volgersi indietro o dare spazio a nostalgie e ripensamenti. San Paolo ci offre una splendida testimonianza a tal proposito: «Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.»

Dio giustamente esige un primato assoluto nella vita del cristiano, ancor più nella vita di coloro che, chiamati ad una consacrazione speciale nella vita religiosa, s’incaricano di testimoniare per tutta la vita ed in modo visibile un’adesione totale ed esclusiva a Cristo. In un mondo che facilmente cede al materialismo è urgente riaffermare i valori dello spirito, riaprire le vie del Cielo e far sentire la presenza di Dio nel nostro mondo. È la missione di noi cristiani additati e impegnati come lievito, come luce e come sale della terra. Come testimoni!

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