La vita al ritmo della Parola – p. Amedeo Cencini

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LA VITA AL RITMO DELLA PAROLA

Come lasciarsi plasmare dalla Scrittura

AMEDEO CENCINI

INTRODUZIONE

La riscoperta della centralità della Parola di Dio e della necessità della formazione permanente sono due frutti della feconda e complessa stagione post-conciliare. Due frutti, dunque, nati nello stesso terreno. Non c’è l’uno senza l’altro. La Parola di Dio accompagna la vita, che è realizzata solo se si lascia ogni giorno plasmare dalla Parola, che – a sua volta – si compie in essa.

Ma non sempre questa connessione è stata evidente nella nostra vita e nei nostri piani formativi, raramente abbiamo assistito alla contemporanea fioritura di questi due frutti. Il Sinodo su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” (5-26 ottobre 2008) è un’occasione preziosa per capire le ragioni di questo mancato raccordo, e per riprendere il cammino, affondando le radici del seme della Parola nel tessuto vivo della nostra esistenza quotidiana, perché essa stessa ne sia grembo e frutto, come la vita di Maria, Parola dell’Eterno.

Questo libro parte da questo sogno e cerca d’indicare qualche passo perché divenga realtà.

PAROLA DI DIO E FORMAZIONE PERMANENTE

In questo primo capitolo vorremmo chiarire il rapporto esistente tra Parola di Dio e formazione permanente, almeno teoricamente. Oltre a esser il sottotitolo di questa pubblicazione, e rappresentare dunque un suo obiettivo specifico, l’analisi di tale rapporto è fondamentale nella vita d’ogni discepolo, che senza por mano a essa rischierebbe di non capire in cosa consista la formazione continua e privarla del suo naturale fondamento.

Confido allora di far emergere il senso di questa relazione strategica dall’insieme di questa riflessione, ma forse già qualcosa possiamo e dobbiamo dire fin d’ora, almeno a livello di premesse. Fondamentalmente due: l’idea di formazione permanente, o di formazione permanente ordinaria e straordinaria, e il concetto del ritmo, del ritmo della vita, cioè del rapporto con Dio e con la sua Parola come ciò che dà ritmo alla nostra esistenza nelle sue varie scansioni, da quella quotidiana a quella annuale.

1.1         Formazione permanente ordinaria e straordinaria

Come abbiamo visto in precedenti pubblicazioni (1) la formazione permanente è di due tipi, o ha due anime: ordinaria e straordinaria.

Due anime

In sintesi: la prima abbraccia tutta la vita e si compie in ogni istante d’essa, rimanda alla responsabilità del singolo e alla sua disponibilità intelligente e intraprendente (= docibilitas) a lasciarsi formare dalla vita (= dagli altri e dagli eventi, belli e meno belli…) per tutta la vita (= in ogni età e stagione), e rappresenta in realtà la vera formazione permanente, che consiste essenzialmente nell’azione del Padre che plasma in noi l’immagine del Figlio per la potenza dello Spirito. Proprio per questo, a ben pensare, la formazione è continua, perché è nelle mani del Padre, e in quelle mani gli strumenti ordinari e discreti della vita d’ogni giorno (a cominciare dalle persone con cui si convive) diventano strumento e mediazione formativa.

Ma la formazione permanente è anche straordinaria, ovvero portata avanti dall’istituzione attraverso iniziative particolari ed eventuali, che mirano soprattutto all’aggiornamento del credente, a seconda dell’ età, o alla ripresa della vita spirituale. Se per la prima occorre la docibilitas dell’individuo, perché funzioni la seconda è sufficiente la docilitas di chi deve partecipare ai vari incontri.

Ovviamente l’ideale è che le due componenti stiano insieme, o che la disponibilità del singolo si saldi con le iniziative dell’istituzione. Ma non è quel che sembra succedere oggi. Anzi, diciamo pure che oggi la formazione permanente è ancora prevalentemente intesa nel secondo senso ora illustrato, ovvero secondo un’interpretazione evidentemente parziale (non abbraccia la vita intera) e mirante a un obiettivo altrettanto parziale (il semplice aggiornamento), e che stenta pure a decollare come progetto di rinnovamento autentico e di formazione continua vera e propria (vedi la riluttanza con cui spesso vengono accolte le proposte di formazione permanente programmate dalla solita commissione incaricata).

Ma un’altra questione s’impone dinanzi a questa interpretazione: quale è, all’interno di questo schema, il ruolo della Parola delle Scritture?

La Parola di Dio

Non sembri una domanda retorica cui rispondere con un obbligato e quasi rituale riconoscimento della centralità della Parola nell’economia della crescita cristiana. Non basta dire ciò; è possibile e importante riconoscere il ruolo specifico che la Parola di Dio ha e potrebbe occupare proprio nello schema proposto, forse come l’elemento essenziale della formazione ordinaria, ciò che la rende quotidiana, o come ciò che fa la differenza tra formazione ordinaria e formazione straordinaria. Proprio perché la Parola di Dio ci è data ogni giorno, come pane quotidiano del cammino e strumento ordinario di crescita.

Non basta allora parlare del compito della Parola di Dio in generale, ma si dovrebbe parlare della Parola-del-giorno, dando a questa espressione (2) tutto il senso teologico che essa possiede, come Parola che il Padre ha preparato oggi per me, cibo che la sua provvidenza mi dona, così come un giorno Dio-Jhwh preparò la manna nel deserto per il suo popolo, perché di essa si nutrisse, Parola che la comunità dei cristiani è chiamata a leggere e che dunque è la mia meditazione obbligata, perché “oggi” quella Parola mi è data perché si compia nella mia storia, come quella volta che Gesù commentò il brano di Isaia nella sinagoga (“Oggi si è adempiuta questa scrittura”, Lc 4,21).

Di conseguenza, e tornando al nostro schema, potremmo dire che la Parola-del-giorno, proprio perché scandisce ogni giorno, fa parte rigoro­samente della concezione ordinaria della formazione permanente, è ciò che l’accompagna e rende tale, è quel contenuto formativo specifico e sempre nuovo attorno al quale dovrebbe ogni giorno articolarsi l’itinerario di crescita nella fede, è il riferimento autorevole che riconosce concreta­mente al Padre, e a nessun altro, il ruolo di formatore nel processo educa­tivo d’ogni figlio suo, chiamato a nutrirsi d’ogni parola che esce dalla sua bocca. Mentre, di fatto (e di solito), contenuto formativo della formazione straordinaria sono varie sollecitazioni, anche spirituali, che emergono dalle particolari necessità contingenti delle persone o dei gruppi in questione.

Potremmo allora raffigurare con questo schema la differenza tra formazione permanente ordinaria e straordinaria, differenza che anche la Parola-del-giorno contribuisce a marcare e rendere significativa.

Tav. l: Formazione permanente ordinaria e straordinaria

  Formazione permanente
ORDINARIA
Formazione permanente
STRAORDINARIA
Agente responsabile Il singolo L’istituzione
Riferimento temporale Quotidiano Eventuale
Finalità Spirituale-essenziale
(aver in sé i sentimenti del Figlio)
Funzionale-operativa
(aggiornamenti vari)
Ambito formativo Totalità della persona
(cuore-mente-volontà…)
Competenze settoriali specifiche
Condizione intrapsichica Docibilitas Docilitas
Contenuto formativo La Parola-del-giorno Contenuti e stimoli vari

Riconoscere questo ruolo della Parola in relazione con la formazione permanente non è cosa da poco, né tanto meno scontata, neppure nelle nostre Ratio formationis e prassi educative. Esistono oggi tante spiritualità con relativi cammini, pur pregevoli nella forma e ben articolati nella struttura pedagogica, ma che rischiano tante volte di mettere tra parentesi l’essenziale, ciò senza del quale i nostri percorsi rischiano d’essere interrotti o devianti, o qualunquisti e banali, o assomigliare più a percorsi della salute o dell’igiene psichica che non a processi di conversione vera e propria.

1.2         Parola di Dio e ritmi della vita

Nella vita dell’essere umano esistono vari ritmi, ritmi naturali che non sono decisi dall’uomo, e che anzi egli deve rispettare nei suoi stessi interessi, a partire da quello fondamentale, tra giorno e notte (che davvero fonda tutti gli altri), e poi ritmi naturali e convenzionali assieme, ossia almeno in parte stabiliti dall’uomo per dare una certa cadenza ordinata al proprio vivere nel tempo (3).

Ritmo e ritmi

Oltre al ritmo quotidiano, così, abbiamo il ritmo settimanale, poi quello mensile e quello annuale (4).

Ritmi diversi, com’è facile intuire; vive bene chi riesce a viverli tutti e a conciliarli tra loro, in modo che uno non “litighi” con l’altro o ne venga soffocato, affinché ogni ritmo abbia la sua ritualità, ovvero possa esprimersi in modo appropriato e caratteristico, ordinato e specifico, arricchendo la vita e la persona. A partire – come detto – da quel ritmo essenziale e fondante che è il ritmo quotidiano.

Ma cos’è, in realtà, il ritmo? È la cadenza costante e regolare che consente di ordinare e organizzare il proprio tempo (nell’arco d’un giorno, e poi d’una settimana, e d’un mese…) in vista dell’obiettivo che si vuole realizzare nella vita, perché sia di fatto raggiungibile. Ogni unità di misura temporale (il giorno, la settimana, il mese, l’anno) ha di conseguenza il suo proprio ritmo: aver un buon ritmo quotidiano, per esempio, vorrà dire organizzare il proprio giorno in modo che in esso vi sia sempre spazio per ciò che è essenziale e centrale nella propria vita, così essenziale da non poter essere trascurato neanche un giorno, così centrale che tutto il resto gli gira attorno. Mentre aver un buon ritmo settimanale o mensile o annuale significherà che vi sono altre cose od operazioni che hanno ,un altro tipo d’importanza e d’essenzialità, o per natura loro si prestano a esser compiute in un lasso di tempo più ampio, per esempio, d’una settimana, oppure d’un mese, o d’un anno.

Ne segue che, a partire dagl’intervalli di tempo indicati (giorno, settimana, mese…), l’importanza del ritmo è inversamente proporzionale all’ampiezza dell’arco di tempo che gli fa da riferimento: più piccolo o breve è tale limite temporale, più rilevante è quel ritmo nell’economia ge­nerale esistenziale. Ecco perché il ritmo quotidiano è quello più strategico e decisivo nella vita d’una persona e della sua formazione permanente.

Esso per natura sua è compreso negli altri ritmi, ovvero continua in essi, e dovrà esser attento il singolo a ripartire sempre da esso, a rispettarlo e non ignorarlo mai; così il ritmo settimanale continua in quello mensile e annuale, e via dicendo. Forse non sempre sarà facile combinare tra loro i vari ritmi della vita umana, coordinarli e metterli in relazione tra loro, tutti attorno – lo ribadiamo – al ritmo quotidiano. Ma sarà importante farlo, poiché nessuno di essi basta, ma ognuno è indispensabile per dare il giusto passo al cammino e rendere concreta­mente raggiungibile la meta che si è posta alla vita.

Trovare questo giusto rapporto tra i vari ritmi è come scalare le marce nella guida della macchina o come passare da un rapporto all’altro quando si va in bicicletta. La formazione permanente, infatti, è una gara di resistenza e di lunga durata (quanto la vita), non si decide in una volata o in uno strappo d’alta montagna, non consiste in una sola tappa né in un solo tipo di tracciato, pianeggiante o pendente, ma è una prova continua che prevede tutti i tipi di percorso e di asperità, e in cui è decisivo avere – sempre in termini ciclistici – il rapporto giusto, quello che consente la pedalata più fluida e meno dispendiosa, e il passaggio intelligente e sempre più spontaneo, dunque, da un rapporto all’altro.

Cosa vuol dire tutto ciò nella vita del credente?

“Dio segna i ritmi del mondo”

Vuol dire ammettere che non è l’uomo o solo lui a imprimere un ritmo alla propria esistenza, ma riconoscere che essa è già segnata da un ritmo fissato da Dio, quel Dio immutabile ed eterno, come dice la liturgia, che segna “i ritmi del mondo: i giorni, i secoli, il tempo” (5). È dunque entro questo ritmo impresso da Dio, oggettivo e già stabilito, generale e macrocosmico, che dovrà cercare d’inserirsi l’azione del discepolo che vuole vivere il suo proprio tempo come tempo di formazione permanente, e non di evasione permanente, e il microcosmo della sua vita come un mondo ordinato e ritmato da Dio, il Creatore dei mondi e il Formatore d’ogni creatura.

Più in concreto, questo ritmo è scandito da Dio attraverso la Parola che ci dona ogni giorno, è esattamente quella Parola, sempre nuova, stabilita dalla Chiesa e non scelta dal singolo, che “dà il tempo” a ogni nostra giornata; ma in modi diversi la Parola di Dio è anche ciò che scandisce il ritmo della settimana, e poi del mese, dell’anno, delle stagioni della vita e della morte ecc.

Si conferma così anche sul piano teologico la centralità del ritmo quotidiano, anima di tutti gli altri ritmi e dunque anche della formazione permanente; ritmo che gira attorno alla Parola di Dio, alla Parola-del-giorno.

È proprio questo che vorremmo vedere più da vicino nelle pagine che seguono, per cogliere come la Parola di Dio entri nel ritmo complesso della vita e ne sia come il cuore pulsante, il respiro segreto.