Commento al Vangelo del 7 febbraio 2016 – mons. Vincenzo Paglia

19514745932_eaeae50df7_o[ads2] “Lasciarono tutto e lo seguirono”. Così si chiude il Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario. E si può dire che questo è il vero “miracolo” della pesca nel lago. Gesù si rivelava il primo pescatore di uomini. Il Vangelo ci porta sulla riva del lago con Gesù che sta in mezzo alla gente. È quasi assediato. È forse un’immagine che può apparire scomposta (“gli stavano addosso”, scrive il testo), ma è bella. Finalmente quegli uomini e quelle donne “stanche e sfiniti, come pecore senza pastore”, avevano trovato un uomo che sapeva parlare alla loro vita. In tanti accorrevano e cercavano di avvicinarsi, di toccarlo, tanto da spingerlo pericolosamente verso l’acqua. Gesù non passò via come fece a Nazareth, né si allontanò infastidito. Vide lì due barche ormeggiate e chiede di salire su una delle due, quella di Simone e gli chiede di allontanarsi un poco dalla riva. E dalla barca si mette quindi a parlare alla folla. Quella barca di Simone diviene il pulpito da cui Gesù ammaestra la folla. Questa volta l’evangelista sottolinea il fatto dell’insegnamento più che il suo contenuto, come invece era accaduto nella sinagoga di Nazareth. Gesù Maestro (Christòs Didàskalos) è l’icona cardine della vita cristiana. Nei secoli futuri questa immagine riempirà le chiese cristiane.

È solo dopo la sua predicazione che la “barca di Pietro” può “prendere il largo” e addentrarsi nel mare alto della vita. In effetti, la forza di questa barca (come pure di ogni componente il suo equipaggio) nasce dall’ordine di Gesù. Non importa che il comando sia umanamente inconcepibile e strano, come nota subito Pietro: “Maestro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. Il discepolo prosegue subito: “ma sulla tua parola getterò le reti”. L’obbedienza alla parola di Gesù provoca una straordinaria pesca: “Avendolo fatto (avendo obbedito) presero una quantità enorme di pesci”. Anche il nostro mondo, quello di oggi, segnato dalle “acque profonde”, come amava dire Paolo VI, ha bisogno di questa barca e di pescatori obbedienti al Vangelo. Non c’è dubbio che i credenti (tutti i cristiani, piccoli e grandi), particolarmente oggi, debbano ritrovare la fede di Pietro. Non è questione di sentirsi puri e senza macchia. Pietro non era certo immune dal peccato, anzi gli evangeli ce lo mostrano non poche volte debole e traditore. Ma Pietro seppe inginocchiarsi.

Quest’uomo che il Vangelo ci mostra prostrato in ginocchio davanti a Gesù è l’immagine del vero credente, esempio per tutti noi. Pietro riconosce in Gesù il Kyrios, il vero signore della sua vita. Si prostra davanti a lui ed esclama: “Allontanati da me che sono un peccatore”. È la preghiera di un peccatore che trova un Dio che è pieno di amore e di compassione soprattutto per i deboli e i peccatori. Infatti, Dio non si allontana mai dal peccatore, al contrario gli si avvicina, lo va persino a cercare. Gesù, il mandato da Dio, non è venuto per circondarsi di giusti ma di colpevoli; non è andato incontro ai sani, va in cerca dei malati. La preghiera di Pietro però è vera; le sue parole esprimono la sua verità davanti a Dio, ma soprattutto il suo bisogno di salvezza. Pietro in ginocchio con queste parole sulle labbra è l’immagine più vera dell’uomo religioso. Già Isaia (è la prima lettura della Liturgia) aveva indicato questo atteggiamento: “Io vidi il Signore seduto sul trono alto ed elevato… e dissi: sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure sono io” (Is 6,5-8). In un mondo in cui gli uomini si sono creati numerosi troni di fronte ai quali non solo si inginocchiano ma talora sacrificano persino la vita, è necessario recuperare l’altezza, la profondità, l’unicità di Dio. Sballottati come siamo nelle “acque profonde” di questo nostro mondo, abbiamo tutti bisogno di ritrovare la fede di Pietro che ci fa mettere in ginocchio davanti a Gesù. A noi, poveri uomini e povere donne “dalle labbra impure”, ma prostrati davanti a Dio, oggi vien detto, come a Pietro quel giorno: “non temete, d’ora in poi sarete pescatori di uomini”. “D’ora in poi”: da oggi in avanti. Questo nuovo inizio di Pietro, ch’è anche l’inizio di chiunque si mette vicino a lui, è il vero miracolo che il mondo attende.

mons. Vincenzo Paglia

Quinta Domenica del Tempo Ordinario

Lc 5, 1-11
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 07 – 13 Febbraio 2016
  • Tempo Ordinario V, Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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