Commento al Vangelo del 15 gennaio 2017 – Fraternità Gesù Risorto

È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni…”.

Il profeta riferisce l’intenzione di Dio: il suo “Servo” non è un dono soltanto per il popolo d’Israele, ma lo è per tutti i popoli, quindi anche per quelli che adesso sono nemici, per coloro che vivono altre religioni. Anch’essi devono essere salvati, e il “servo” di Dio sarà salvatore anche per loro. Una promozione, diremmo noi, un riconoscimento, anzi soprattutto un compito molto più impegnativo, con risonanze universali.

A questa rivelazione di Isaia la Liturgia affianca la dichiarazione nuova e solenne di Giovanni Battista, che indica Gesù con un appellativo mai usato sinora. “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”: sono parole che lasciano intuire grandi realtà. “Agnello di Dio” fa riferimento a vari passi biblici.

È un agnello il sacrificio di Abele, gradito a Dio. Sono agnelli gli animali che vengono sgozzati dal popolo in Egitto la sera della fuga dalla schiavitù: il loro sangue spruzzato sugli stipiti delle porte è il segnale che li salva dalla morte dei primogeniti, e per il viaggio li nutre la loro carne, che mangiano dopo essersi riuniti in gruppi adeguati. Questo agnello, d’allora in poi, sarà sempre al centro del banchetto pasquale annuale.

L’agnello è ancora l’immagine usata dai profeti per indicare il “Servo di Dio”, “come agnello condotto al macello”, che non apre la sua bocca né per accusare né per lamentarsi, e non si oppone al malvagio. Proprio per il fatto che l’agnello non ha alcuna difesa, né corna né unghie, né zanne né capacità di fuggire, è diventato un simbolo dell’uomo mite, della persona di cui si può disporre senza paura. E Gesù è proprio “mite e umile”, com’egli stesso ci ha detto.

Egli è l’agnello che Dio dona perché sia offerto al posto di Isacco. È l’agnello con cui noi ci avviciniamo all’altare di Dio, l’agnello che è dono ricevuto e offerto, ma anche modello da prendere come esempio per i nostri rapporti con gli uomini!

È l’agnello su cui si possono caricare i peccati perché li porti nel deserto, dove muore a causa di essi. Non è solo “agnello”, ma “agnello di Dio”, “che toglie il peccato del mondo”: il mondo vive nel peccato. Ci sono i peccati delle singole persone, i miei e i tuoi, ma c’è un peccato più grave ed esteso, dentro il quale ci muoviamo senza nemmeno accorgerci. Vuoi un esempio?

Quando bevo il caffè alla mattina, lo faccio anche con gioia e con piacere. Come mai non penso che, perché io possa avere quel caffè nella mia tazzina, qualcuno ha frodato e sfruttato pesante mente il terreno e il lavoro di popoli poveri, tanto da ridurli in miseria? E non si può forse dire la stessa cosa del cioccolato e dei telefonini, delle scarpe e dei maglioni firmati? Sono solo piccoli esempi: ce ne sarebbero altri, molto più gravi.

Il peccato del mondo è presente e genera gravi sofferenze. Giovanni ci dice: è lui che lo “toglie”, lo carica su di sè per alleggerire noi. Il profeta precursore ci testimonia poi che è proprio Gesù che deve essere conosciuto dal popolo, conosciuto ed amato: il nostro amore per Dio è vero amore quando accogliamo e ascoltiamo e amiamo quell’Agnello! Il Battista quindi afferma solennemente che lui è “il Figlio di Dio”, che “battezza nello Spirito Santo”.

Da lui veniamo non solo perdonati, ma persino santificati, anzi, divinizzati: egli ci immerge nello Spirito di Dio, in modo che la nostra vita acquisisca i l sapore e la tenerezza e la sicurezza dell’amore del Padre. A lui non chiederemo altro: questo è il suo compito e questo è il più bel dono di cui ci potrebbe arricchire, renderci simili al Padre nell’amore.

Proprio questo significato ha il fatto che Giovanni abbia visto lo Spirito scendere e rimanere su Gesù. E noi continueremo a rimanere vicino a lui per esserne influenzati, per maturare la nostra umanità col calore divino che si sprigiona da lui.

L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, riconosce questo ai suoi cristiani: essi sono “santi” perché “sono stati santificati in Cristo Gesù”, e continuano a tenere sulle labbra il suo nome: lo lodano e lo invocano. Sono uomini graditi a Dio, non perché ebrei o perché fanno cose straordinarie, ma solo perché hanno nel cuore e sulle labbra il nome del Figlio, di Gesù!

In tal modo dimostrano che l’antica profezia si sta avverando: Gesù è luce delle nazioni, è portatore di salvezza per tutti gli uomini. Grazie a questi “santi” nel mondo si instaura il regno di Dio, regno di pace, di giustizia, di fedeltà e di gioia!

A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo  -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN

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II Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Gv 1, 29-34
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 15 – 21 Gennaio 2017
  • Tempo Ordinario II, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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