Il Sinodo sulla famiglia fra attese, paure e speranze

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Foto di p. A. Spadaro
Foto di p. A. Spadaro

Si apre domani a Roma, per chiudersi il prossimo 25 ottobre, il Sinodo dei vescovi su La vocazione e la missione della famiglia nella chiesa e nel mondo contemporaneo. Si tratta della XIV volta, dal Vaticano II, che i vescovi cattolici di tutto il pianeta si riuniscono per affrontare collegialmente un argomento di attualità: eppure, raramente un’assemblea simile ha suscitato tanto interesse.

[ads2]Da una parte, è evidente che sugli esiti del Sinodo si misurerà la presa effettiva della volontà riformatrice di papa Francesco; dall’altra, sui temi etici negli ultimi anni si sono accesi non pochi fronti di conflittualità fra le diverse confessioni cristiane; mentre la famiglia si è profondamente trasformata, da diversi punti di vista. Ecco alcune ragioni per cui è importante cercare di capire qual è la reale posta in gioco, i nodi più difficili che saranno toccati e l’incidenza che il Sinodo potrà avere nei vissuti quotidiani di tante persone. Lo faremo con l’aiuto di Mauro Castagnaro, vicecoordinatore del movimento “Noi Siamo Chiesa”, Marinella Perroni, biblista, che insegna Nuovo Testamento presso il Pontificio Ateneo S.Anselmo di Roma  e Giannino Piana, teologo moralista e docente di Etica cristiana.

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Suggerimenti di lettura

Parole
…il fatto che il matrimonio e la famiglia appaiano attualmente coinvolti in una crisi non deve oscurare gli aspetti positivi che si possono discernere anche in questi cambiamenti. E’ anche possibile leggere questa evoluzione come una crescita e uno sviluppo della persona, capace di vivere meglio la propria individualità e che ha meno bisogno dell’appoggio di una famiglia, che non è stata in passato e non è neppure oggi priva di risvolti negativi per tante forme di coercizione o di grettezza a essa legate. Nell’evangelo non leggiamo un’esaltazione della realtà familiare, ma piuttosto un invito a superare i limiti ristretti della famiglia di sangue per aprirsi a una famiglia spirituale e, in ultima analisi, alla grande famiglia umana, della quale siamo tutti chiamati a far parte.

Giovanni Cereti…l’apporto al vivere sociale che offre l’esperienza familiare, con i suoi permanenti tentativi di quotidiano aggiustamento, costituisce una vera e propria abilitazione all’inclusività, ovvero alla capacità di sostenere e di proteggere i più deboli, cominciando al proprio interno dai bambini e dagli anziani. Soprattutto dalle famiglie con figli segnati da varie forme di disabilità – nella faticosa e quotidiana lotta che sostengono per non rassegnarsi all’isolamento – la società può apprendere cosa significhi non escludere; esse rappresentano uno stimolo a benedire e non maledire la fragilità, a non scartare l’imperfezione, testimoniando la speranza che offre Gesù, colui che ha fatto dello scarto il dono salvifico per tutti: ‘Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio’
(1 Pt 2, 4). 
Maurizio Gronchi